Tribunale militare, chiude la sede di Napoli

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NAPOLI. In uno degli uffici che hanno sede nell'ex convento di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone c'è una linea meridiana inserita nel pavimento, disposta longitudinalmente in direzione Nord-Sud geografico. È l'ufficio dell'Avvocato generale militare. Nelle altre stanze ci sono gli uffici del Tribunale e della Procura militare di Napoli. A breve chiuderanno tutti, e le coordinate cambieranno: direzione Roma.

«I Tribunali militari e le Procure militari sono due e hanno tutti sede a Roma», recita così il testo della legge di Stabilità approvata dal Governo in cui rientra la decisione di modificare la dislocazione degli uffici giudiziari militari, quelli che hanno competenza a giudicare appartenenti alle forze armate. La decisione è destinata a incidere, e non poco, sul settore giustizia. In altre parole, vuol dire che chiuderà il Tribunale militare di Napoli come quello di Verona. Il testo della legge non dà spazio a dubbi: «I Tribunali militari di Napoli e Verona sono soppressi». In questo modo si prevede di far quadrare i conti e i costi. Raggruppare in un'unica sede la giustizia militare di tutto il Paese dovrebbe, nelle intenzioni di chi ha firmato la decisione, consentire di tagliare una serie di spese e raggiungere dei benefici.





Per la giustizia napoletana, la chiusura del Tribunale di piazza Santa Maria degli Angeli rappresenterà la chiusura di un capitolo importante della sua storia, la perdita di un simbolo di grande valore storico e giuridico. Ed è per questo che la decisione è molto discussa e suscita non poche reazioni negli ambienti politici e giudiziari. I critici nei confronti del provvedimento puntano l'attenzione sugli effetti del provvedimento e sollevano dubbi sulla sua efficacia, evidenziando come il risparmio potrebbe essere azzzerato da altri costi, legati a più numerosi spostamenti di personale, avvocati, testimoni e parti offese, a Roma per le udienze.





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