Due corpi, un'anima. Padre e figlio con gli stessi sogni, le stesse ambizioni, la stessa carriera e quell'amore per la divisa che fin da piccolo aveva affascinato...
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Oltre al lavoro padre e figlio avevano in comune la passione per il mare, il Valjone di Pozzuoli, il porticciolo dei pescatori dove nonno Luigi andava a pesca. «Quel ragazzo era la ragione di vita del padre, erano un tutt'uno. Amava il calcio, lo ricordo quando da piccolo giocava in strada», racconta Errico, vigile in pensione e amico di famiglia. Il calcio, quel sogno irrealizzato di Pierluigi con il quale aveva chiuso dopo un brutto infortunio. In Friuli era arrivato dopo tre anni trascorsi in Marina Militare dove si era arruolato come volontario in ferma breve, ma senza mai perdere la voglia di seguire le orme del padre. Vinto il concorso per entrare in Polizia, finito l'addestramento nel 2017 rimase a Trieste dove poco dopo aveva conosciuto la poliziotta Carmen, con la quale aveva deciso di mettere su famiglia. Dopo due anni alle Volanti da agente scelto adesso ambiva a passare alla Squadra Mobile, ma un grave problema di salute del papà, la figura che più di ogni altra illuminava la sua vita, lo aveva spinto a chiedere un avvicinamento: così Pierluigi è rimasto per otto mesi aggregato al commissariato di Pozzuoli prima di ripartire. Un addio mai definitivo visto che spesso tornava a casa dai genitori che nel frattempo da Licola Mare si erano trasferiti a Lago Patria, nel comune di Giugliano.
Da qui, nella notte di sabato, Pasquale Rotta insieme alla moglie Vincenza, alla figlia Giusy e al genero Feliciano sono partiti alla volta di Trieste dove sono giunti all'alba e dove hanno visto la salma di Pierluigi nell'ospedale dove sarà effettuata l'autopsia. «Giustizia, giustizia, se la merita», è stato l'urlo straziante di mamma Vincenza. «È assurdo morire così, in una Questura e con la divisa addosso. Pierluigi era stupendo, è morto da eroe. Lasciateci stare, capite il momento», piange al telefono Feliciano. Chiuso nel silenzio invece Pasquale, rimasto come un'ombra accanto alla moglie anche lei debilitata da problemi di salute. «Sta vivendo questo terribile dolore con contegno e dignità», lo descrive un suo ex collega. Ieri mattina il parco Parco Artemide, al civico 70 di via Signorelle, era deserto. Le porte di casa Rotta-De Simone, al piano terra di un villino a schiera erano sbarrate. Qui, fino a tarda sera, venerdì le urla e i pianti di mamma Vincenza avevano rotto la quiete. «Enza piangeva, era da sola e mi sono precipitata giù insieme a mio figlio piccolo per capire cosa era accaduto - racconta Tiziana, vicina di casa . Aveva saputo dalla tv della sparatoria, pensava che fosse stato ferito. Poi ha visto arrivare gli altri parenti e ha capito tutto. Pasquale, il marito, era come un marmo, non parlava». Chiede giustizia padre Rocco Barra, parroco della chiesa Sacra Famiglia di Lago Patria frequentata dai Rotta: «Chi ha ucciso quei due poliziotti merita una pena esemplare, quando si ammazza un servitore dello Stato si ammazza tutti noi».
Ieri per Pozzuoli è stata una lunga e triste giornata: tutti gli eventi sono stati annullati e nel pomeriggio i calciatori del Rione Terra, squadra che milita nel campionato di Promozione, insieme agli ex compagni di squadra di Pierluigi Rotta, sono scesi in campo indossando una maglietta con il volto del poliziotto così come hanno fatto i suoi amici sugli spalti. Tra le casacche indossate da Rotta ci sono anche quelle della Puteolana, della Sibilla, del Forio e del Barano d'Ischia. «Era un grande terzino e una grande ala, quando andavamo in ritiro io e lui facevamo coppia fissa. Era educato ma anche un gran simpaticone: a Pescasseroli invece di andare a dormire la sera scappavamo dalla finestra per andare a divertirci» ricorda Pasquale Riccio, suo ex compagno di squadra ai tempi della Puteolana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino