Tv pirata, chiusa a Napoli la base d'Europa: cinque milioni di clienti

Tv pirata, chiusa a Napoli la base d'Europa: cinque milioni di clienti
All’improvviso niente partite di serie A, coppe europee, film di ultimissima produzione, serie tv. Tutto oscurato, in un attimo, come un buco nero che ha inghiottito le...

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All’improvviso niente partite di serie A, coppe europee, film di ultimissima produzione, serie tv. Tutto oscurato, in un attimo, come un buco nero che ha inghiottito le immagini dei monitor di ben settecentomila utenti che si trovavano on line nello stesso momento. Tutto oscurato anche per milioni di utenti abusivi, gente che aveva comprato schede posticce per la visione on demand di contenuti generalmente offerti da Sky e Mediaset premium, Dazn, Netfix. 

Pirateria televisiva, scoperta una colossale frode telematica organizzata a partire dal 2015, come confermano le indagini delle Procure di Roma e Napoli, ma anche di Eurojust (visto il carattere internazionale del giro di affari). Siamo all’evoluzione del napoletanissimo «pezzotto», come emerge dal decreto di sequestro firmato dal gip di Napoli della diffusa piattaforma streaming Xstream Codes, vera e propria cabina di regìa che irrogava i codici giusti in cambio di soldi. Venticinque indagati, bloccati conti correnti in mezza Europa. Arrestato Christos Papaoikonomu, ritenuto uno degli inventori e dei gestore della piattaforma, bloccato a Salonicco dalla guardia di finanza italiana e dalla polizia greca: aveva con sé 110mila euro in contanti.

 

LE MULTE
Rischiano multe salate anche i clienti, che potrebbero incappare in sanzioni fino a 25mila euro, per non contare il rischio reclusione da sei mesi a tre anni, come ha spiegato il colonnello Giovanni Reccia, (comandante del Nucleo speciale tutela della privacy e frode tecnologica). Ora gli inquirenti puntano a risalire agli «abbonati» attraverso la traccia ip, l’indirizzo dell’apparecchio collegato a internet, ma anche ripercorrendo a ritroso le tracce lasciate sulle carte con cui sono stati effettuati i pagamenti.

Inchiesta nata a Roma, trasmessa a Napoli per competenza territoriale, da quando si è scoperto che la base operativa della pirateria televisiva era in due immobili del Centro direzionale (isola G1), ma anche in un’anonima abitazione di via dell’Abbondanza. Indagine condotta dal procuratore Gianni Melillo e dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli. Stando a quanto emerso finora, i membri dell’organizzazione predisponevano e gestivano all’estero gli spazi informatici attraverso i quali ritrasmettevano il segnale dei Sky, Dazn, Netflix. Una fitta rete commerciale (i cosiddetti reseller), con basi in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, acquisiva illegalmente i pacchetti di contenuti e li rivendeva. Sono otto gli ordini europei di indagine eseguiti simultaneamente in Olanda, Francia, Grecia, Germania e Bulgaria dalle rispettive polizie giudiziarie. Nei confronti degli indagati il gip di Napoli ha emesso un decreto di sequestro preventivo di account paypal, carte di debito e conti corrente. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata alla riproduzione e commercializzazione illecita di Iptv (protocollo internazionale di televisione) con la circostanza aggravata del reato trasnazionale. Nell’ordinanza il gip sottolinea che è stato rinvenuto «un sofisticato sistema organizzato di frode finalizzato alla captazione e diffusione di prodotti destinati alla Tv a pagamento, con notevole danno ai titolari dei diritti ed evidente frustrazione del libero mercato». In base alle stime del Codacons, «la forte diffusione di piattaforme che consentono di vedere gratuitamente le pay-tv, ha effetti fino al +10% sui prezzi degli abbonamenti televisivi, a discapito di tutti gli utenti che in modo regolare acquistano pacchetti legati alle tv a pagamento», motivo per cui «oltre a rappresentare una forma di illegalità, la pirateria porta ad un ingiusto incremento delle tariffe a carico di chi si abbona in modo regolare alle tv a pagamento».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino