Uber taxi sbarca a Napoli: «Entro maggio contiamo di partire», racconta Lorenzo Pireddu, il manager per l'Italia da poco più di 5 mesi....
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Vale la pena ricordare che l'azienda con sede a San Francisco fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un'applicazione mobile - cioè da scaricare sul telefonino - che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. Questa la caratteristica che ha fatto sviluppare Uber che ora è - come si dice in questi casi - una piattaforma dove è possibile assicurarsi servizi non solo simili a quelli dei taxi. Per esempio l'azienda fornisce anche i monopattini elettrici che in città piene di Ztl e aree pedonalizzate possono essere soluzioni per muoversi in agilità. Per avere un'idea del volume di affari, l'anno scorso il totale dell'ammontare pagato dai clienti dei vari servizi è stato di 65 miliardi di dollari. Allora perché Napoli? Perché il sud Italia? È sempre Pireddu a spiegare la mossa di Uber: «La nostra convinzione più forte - racconta - è che Napoli è una città grande, ma anche una città molto internazionale e che si sta internazionalizzando sempre di più. E noi per nostra natura siamo in tutto il mondo. Una città che ha questa dimensione e con tanto turismo è molto interessante. Per esempio, nel 2019 ci sono state 700mila persone che hanno aperto la nostra applicazione per chiedere una corsa, c'è una bella domanda e questo ci porto a essere molto positivi» nonostante le difficoltà di questi giorni legate al Coronavirus. Pireddu - nella sostanza - spiega «che c'è consapevolezza delle differenze tra i vari Paesi e che quindi è giunto il momento di andare in un approccio molto più locale, capire il Paese dove si va e le convenzioni locali». Insomma c'è uno studio certosino dietro la scelta di Napoli. «Noi crediamo - racconta ancora il generale manager - che il mercato a Napoli sia molto sviluppato con operatori radicati e vogliamo lavorare assieme a loro per dare un prodotto buono. Come stiamo facendo a Torino, a Madrid o a Berlino per citare alcuni esempi».
La tecnologia di Uber identifica il tassista più vicino e indica quando accetta la corsa. I passeggeri possono a quel punto ottenere informazioni sul tassista, vale a dire il suo profilo, seguire il percorso dell'auto sulla mappa integrata nell'app, avere una stima dell'orario di arrivo del taxi e di quando si arriverà a destinazione. I passeggeri possono eventualmente cancellare la corsa senza commissioni entro 2 minuti da quando la richiesta è stata accettata. Dopo i due minuti dovranno pagare una penale di 5 euro. Non è finita qui. Durante il viaggio passeggeri e autisti possono condividere il percorso in tempo reale con contatti fidati e quindi dividere il costo della corsa. Quanto alla sicurezza il passeggero può effettuare la chiamata di emergenza al 112 o chiedere assistenza a Uber. E per chi ha necessità di una ricevuta, sarà rilasciata quella elettronica. In che modo Uber può aiutare i tassisti napoletani? «Ci sono accordi siglati a livello internazionale per garantire maggiori protezioni agli autisti, con determinate compagnie assicurative».
«La decisione di partire a maggio - spiega il general manager - è che per quell'epoca entriamo nell'alta stagione del turismo. Ribadisco che ci allineeremo alle tariffe locali: ci guadagneranno anche i napoletani che avranno un altro servizio. Noi abbiamo una domanda che potrà far crescere l'intero settore». Pireddu sul tema della sicurezza insiste molto: «Noi la garantiamo nella massima trasparenza. Controlliamo sempre i nostri autisti, verifichiamo i loro dati, se sono in regola con le leggi locali. Dall'altra parte il passeggero ha a disposizione un kit di sicurezza per contattare le forze dell'ordine e tutte le altre opportunità che offre la tecnologia». Il manager poi conclude così: «Uber sulle proprie auto porta avanti un concetto da molti anni: incentivi tramite accordi a chi le acquista per stare con noi. Siamo un'azienda grande e abbiamo anche la possibilità con i produttori di auto di stipulare accordi vantaggiosi per rinnovare il parco auto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino