OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Anche i clan di camorra seguono con apprensione quanto sta accadendo in Ucraina. A turbare i boss, però, non sono le terrificanti scene di guerra quanto la più prosaica preoccupazione di perdere centinaia di migliaia di euro, se non addirittura milioni. Il motivo è semplice. Il teatro di guerra, infatti, è stato per anni uno dei principali punti di partenza, insieme alla vicina Bielorussia, di uno dei traffici in cui il sistema ha investito più capitali, il contrabbando di sigarette. Un affare colossale quello che i padrini napoletani hanno gestito insieme ai loro omologhi di Kiev e di Minsk e che, adesso, all’indomani dell’invasione russa rischia di andare in fumo, con pesanti contraccolpi per le casse delle cosche.
A confermarlo sono le indagini delle forze dell’ordine che hanno accertato come proprio dall’Ucraina arrivi la maggior parte delle sigarette di contrabbando che, poi, sono rivendute sulle bancarelle di Forcella, della Maddalena e del Borgo Sant’Antonio Abate.
Per comprendere il volume d’affari rilevante è quanto emerso da uno studio svolto, alcuni anni fa, dall’Università di Trento insieme alla British American Tobacco Italia proprio sul contrabbando di sigarette, queste ultime chiamate dagli analisti illecit whites. L’importazione illegale di tabacco copre nella città di Napoli il 24% del consumo totale, a differenza del resto del paese che si attesta poco sotto il 9%. Una differenza enorme che si spiega proprio con il ruolo svolto dalle cosche di camorra, vere e proprie specialiste del settore.
Un esempio è quanto emerso nel 2019 nel corso della maxioperazione che portò in galera decine di appartenenti alla famigerata Alleanza di Secondigliano, il cartello malavitoso che ha i suoi pilastri nelle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo.
Nel 2012, con l’operazione Voyager finirono in manette gli appartenenti a un’organizzazione transnazionale, composta da napoletani legati al sistema e ucraini, accusati di aver importato illegalmente quintali di tabacchi illegali. Sono alcuni esempi tra i tanti ma che confermano come l’Ucraina, per la camorra, sia un punto vitale per l’importazione illegale di sigarette nel nostro paese. Il motivo è legato alla posizione geografica del paese. Un hub strategico in cui, almeno fino allo scoppio della guerra, secondo gli investigatori italiani, erano dislocati diversi hub in cui confluivano le sigarette destinate al mercato europeo, comprese quelle prodotte in Bielorussia. Dall’Ucraina, poi, le bionde proseguivano il loro viaggio attraverso alcune direttrici precise giungendo in Polonia e Ungheria. Da qui, quindi, in Italia finendo nelle mani di broker, molti dei quali legati alla camorra.
Ora, però, tutto è bloccato. I carichi, anche quelli già pagati sono fermi nei depositi ucraini, impossibilitati a raggiungere i confini. Cosa accadrà? Secondo gli esperti, i diretti interessati sono già in moto per ricostruire la filiera distrutta dalle bombe russe, spostando i depositi in zone più sicure come, ad esempio, la Moldavia. Tuttavia, è un’operazione che richiede tempo così come richiede tempo l’individuazione di nuove rotte sicure. Nel frattempo, il mercato è fermo e i boss stanno perdendo soldi.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino