Ucraina, il popolo di Kiev sfila in piazza Dante: «Via Putin, grazie Napoli»

Ucraina, il popolo di Kiev sfila in piazza Dante: «Via Putin, grazie Napoli»
Come in ogni altro weekend dall’inizio del conflitto in Ucraina, anche ieri la grande comunità ucraino-partenopea è scesa in strada per sostenere il popolo e...

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Come in ogni altro weekend dall’inizio del conflitto in Ucraina, anche ieri la grande comunità ucraino-partenopea è scesa in strada per sostenere il popolo e le ragioni di Kiev. A caratterizzare le manifestazioni napoletane non sono più, ormai, le bandiere della pace, ma quelle gialloblu. Il corteo, ieri, si è mosso da piazza Dante per raggiungere piazza Municipio. Va avanti, intanto, la macchina dell’accoglienza. La missione Safe passage in Ukraina di Mediterranea Saving Humans, partita il 16 con tre bus da via Galileo Ferraris, è quasi conclusa. Il secondo pullman è arrivato con 37 persone a bordo. Sul terzo, i rifugiati sono 21. Tra loro ci sono anche 5 sudamericani (4 ecuadoriani e 1 colombiano), studenti dell’Università di Dnipro che avevano trovato rifugio al centro profughi di Korcowa. 



Rabbia, tristezza, paura. Sono tanti i sentimenti che si leggono sui volti dei manifestanti ucraini in piazza Dante. Un flusso enorme di ucraini partenopei, i cui slogan sono in parte cambiati dai primi giorni del conflitto. Alla richiesta di un «immediato cessate il fuoco», i manifestanti associano l’invocazione di una «no-fly zone» da parte della Nato, la cui concessione porterebbe sulla strada di una terza guerra mondiale.

Le forze occidentali, proprio per questa ragione, non si sono mai espresse a favore di un divieto di sorvolo sui cieli dell’Ucraina, ma i manifestanti continuano a invocarlo al corteo, tenendo in mano una gigantesca bandiera gialloblu arrivata fino a piazza Municipio. La stessa che nei giorni scorsi sventolava nei pressi del consolato statunitense sul lungomare. Sono arrivati al Covid residence i pullman di Mediterranea partiti per Medyka (Polonia) il 16. Il convoglio multietnico in fuga dalla guerra è arrivato nel pomeriggio – spiegano da Mediterranea – Il Cna (Confederazione nazionale artigianato) sta mettendo in campo un ulteriore sforzo di assistenza garantendo abiti e vestiario. 

Grazie alla preziosa collaborazione del gruppo di Gesco, si tra trovando una sistemazione a tutti i nuclei familiari grazie ad un incrocio tra le disponibilità fornite dai cittadini e le esigenze di chi sta arrivando in Italia. «Ci sarà tempo per elaborare bene quello che abbiamo visto e vissuto - spiega Laura Marmorale, capomissione - ora completiamo la missione e rilanciamo, dobbiamo tornare al confine e dobbiamo entrare in Ucraina per essere presenti nelle città interponendoci tra le bombe ed i civili. Voglio ringraziare di cuore Gesco e Cna che hanno supportato la missione con un ruolo attivo ed un supporto reale. Insieme abbiamo fatto tutto in autonomia, ne siamo orgogliosi». Nei giorni scorsi, il Comune annunciò l’arrivo di 60 rifugiati ucraini al Collegio San Francesco di Marechiaro, per ora rimasto chiuso. «La struttura è pronta – spiega l’assessore alle Politiche Sociali Luca Trapanese – ma sarà utilizzato per bambini ucraini non accompagnati». 

Salvare le vite dei profughi e offrire loro un passaggio verso il Vesuvio è stato addirittura più complesso del previsto, anche a causa dei recenti bombardamenti sulla zona aeroportuale di Leopoli – come sottolineato anche da Mediterranea. «Abbiamo trovato meno persone di quante pensassimo, l’hub era quasi vuoto – racconta Pasquale Menichini, un imprenditore partito «per amore del prossimo» – La protezione civile italiana in Polonia ci ha detto che a causa di un attacco hacker non stavano facendo passare persone alla frontiera. Il viaggio è stato indimenticabile dal punto di vista umanitario. Specialmente il ritorno. Abbiamo subito trovato empatia con i bambini. C’era anche un orfano, sedicenne, che aveva perso i genitori da poco sotto le bombe. Era sempre silenzioso. Siamo entrati in confidenza quando l’ho convinto a scendere dal bus in autogrill. Ho visto da vicino la disperazione generata dalla guerra. In autostrada, poi, abbiamo notato vari convogli dell’esercito che arrivavano verso l’Ucraina a portare materiale bellico. Ho legato tanto con Denisk, 6 anni, che è andato a Palma Campania da una zia assieme alla madre e alla sua sorellina di 3 anni. Li andrò a trovare prestissimo. Gli ho regalato dei peluche, per ricordargli che la vita può essere bella. Tantissimi napoletani vogliono ospitare ucraini, sono sommerso dalle richieste».

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Il Mattino