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Per chi opera nel mondo della scuola, il benessere da trasferire ai nostri bambini e ragazzi consiste nell’acquisizione di quell’insieme di competenze che portano alla conoscenza, alla consapevolezza, alle, abilità ed al valore della diversità e dell’inclusione, elementi chiave alla base della formazione dell'uomo, del cittadino e del lavoratore.
La drammatica situazione in cui si sono venuti a trovare ormai da quasi due settimane i professori, i maestri e gli studenti ucraini, ci fa comprendere quanto tutto sia estremamente fluido, pronto a sgretolarsi da un momento all’altro, soppiantando l’importanza della cultura e di ogni stimolazione socioculturale. Dopo il Covid 19 che, ancora imperversa, non avremmo mai immaginato che ci saremmo potuti trovare davanti ad una guerra cinica e devastante che ha colpito l’intera popolazione dell’Ucraina, e spazzato via all’istante il percorso benessere, di milioni di minori, catapultando i fragili ed i deboli in un incubo terribile. Ma l’aiuto umanitario è quanto mai urgente e necessario, almeno per alleviare il dramma e testimoniare agli occhi dei bambini che un’altra umanità è possibile.
Valentina Ercolino, nella qualità di presidente della sezione confapi Scuole Paritarie della Campania, lancia un appello agli iscritti della confederazione, agli amici e ai tanti colleghi delle scuole paritarie di Napoli e dell’intera regione Campania: «Negli ultimi giorni stanno entrando in Italia, amici, congiunti e parenti ucraini che si ricongiungono ai loro cari che da anni lavorano da noi come baby sitter, badanti, estetiste, operai e collaboratori e o collaboratrici domestiche. Parlo della nostra comunità ucraina -a Napoli e in Campania la più numerosa in Italia - composta da bambini, adolescenti, mamme, nonne, e chiedo ai colleghi di aprire le porte delle loro scuole per accogliere gratuitamente, anche in un numero minimo, bambini e ragazzi in fuga dal loro Paese.
«Save the children ha indicato che proprio i bambini ed i ragazzi sono i più esposti e vulnerabili, vittime di violenze fisiche e mentali e di soprusi. Per chi svolge una funzione pubblica come la nostra, educando ed istruendo, c’è il dovere morale di sostenere e proteggere i soggetti fragili, coloro che si trovano ad essere anche fortunati perché sono riusciti, finanche sotto le bombe, a giungere nel nostro Paese, per se comunque hanno dovuto lasciare i loro padri, fratelli, nonni, le loro città e la routine di vita che scandiva i giorni ed i tempi. Non si è mai pronti ad affrontare i tragici eventi, così come è accaduto per il Covid e né tantomeno per una guerra, ma solo ascoltando le coscienze e nel condividere insieme possiamo essere un esercito di spiriti buoni.»
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