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La vicenda del murale dedicato al baby-rapinatore Ugo Russo, oltre che una battaglia a colpi di carte bollate, assomiglia adesso ad una vera e propria guerra di nervi. Tutto si gioca sul filo dei giorni: il Tar - rigettando il ricorso del condominio del palazzo dei Quartieri Spagnoli dove sorge l'opera - impone ora di cancellare la gigantografia entro 30 giorni, quanti ne attenderà il Comune di Napoli - come è stato fatto filtrare da Palazzo San Giacomo - per procedere alla rimozione del dipinto ove non provvedesse direttamente il condominio di piazza Parrocchiella.
LE MOSSE
L'idea degli uffici comunali è di attendere fino al 30 settembre e poi procedere con l'intervento della Napoli Servizi a rimuovere il murale addebitandone poi le spese all'amministratore del palazzo. Anche per questo nel comitato Verità e giustizia per Ugo Russo si sta valutando l'idea di fare un po' di melina. Se il Tar ha dato torto ai difensori del discusso murale, resta comunque la possibilità di giocarsi una sorta di asso nella manica: un ricorso al Consiglio di Stato che la legge consente entro 60 giorni dal pronunciamento del primo grado di giudizio del tribunale amministrativo. L'idea al momento è di aspettare, vedere se davvero il Comune procederà a cancellare il dipinto e poi presentare il ricorsom magari nell'ultimo giorno utile.
L'INSOFFERENZA
In città, però, se da un lato si respira un sentimento di humana pietas verso un ragazzino morto ancora troppo giovane, c'è pure insofferenza. Anche i residenti di via Orsini nella zona di Santa Lucia, lì dove Ugo trovò la morte nel suo tentativo di rapina, sopportano a mala pena le scritte che continuamente vengono dipinte sui muri in quello che, di fatto, è diventato un nuovo altarino dedicato al ragazzo. Graffiti già segnalati, cancellati dall'amministrazione comunale e poi nuovamente ricomparsi. Il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Borrelli, ha raccolto anche testimonianze di persone minacciate perché si lamentavano di quelle scritte. «Dopo la nostra prima denuncia il Comune si era deciso a rimuovere queste scritte con delle strisce, ma poi qualcuno le ha rimosse e le operazioni non sono andate avanti e siamo stati anche minacciati per aver richiesto la rimozione di questo santuario abusivo della criminalità. Purtroppo intorno agli altarini e ai murales di criminali e camorristi si aggregano delinquenti pericolosi che minacciano chiunque protesti. Opporsi agli omaggi criminali disseminati in città (di cui una parte è stata finalmente rimossa) è pericoloso. Ora chiediamo che si intervenga realmente. Basta fare melina, serve la tolleranza zero. -ha dichiarato Borrelli». La battaglia prosegue. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino