Università Federico II, Lorito nuovo rettore: «Sarò il garante dell'unità dell'Ateneo, la spaccatura elettorale va superata»

Università Federico II, Lorito nuovo rettore: «Sarò il garante dell'unità dell'Ateneo, la spaccatura elettorale va superata»
Il primo a congratularsi è stato lo sconfitto Luigi Califano, che gli ha telefonato prima ancora del raggiungimento del quorum. Poi man mano il cellulare di Matteo Lorito...

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Il primo a congratularsi è stato lo sconfitto Luigi Califano, che gli ha telefonato prima ancora del raggiungimento del quorum. Poi man mano il cellulare di Matteo Lorito ha iniziare a squillare senza sosta con le chiamate di amici, colleghi, personalità istituzionali come il ministro Gaetano Manfredi e il presidente Vincenzo De Luca. Per il passaggio di rito nell'Aula De Sanctis è stato travolto dall'abbraccio, distanziato per l'emergenza Covid, di un centinaio di sostenitori tra cui i docenti Ventre, Salatino, Pescapé, Spena, Massimilla, Castaldo, Consiglio. Al suo fianco la moglie Sheridan Lois Woo, docente di Farmacia, e il figlio Paolo «che insieme a mia figlia Silvia, assente giustificata stavolta, hanno sofferto con me in queste settimane. Soprattutto nell'ultima».

 
Tra lei e il suo avversario ci sono solo 120 voti di differenza: l'Università Federico II è ancora spaccata?
«È stato un percorso lungo e difficile, con un ateneo che aveva bisogno di riflettere ma in questi tre giorni ha scelto in maniera chiara, non ambigua. Quindi non parlerei di spaccatura di ateneo ma solo elettorale. E le spaccature elettorali si ricompongono molto più rapidamente. La mia percezione è che la Federico II sia meno spaccata di quello che sembri, ci sarà modo per lavorare tutti insieme per colmare eventuali distanze. Da domani sarò il garante di questa unificazione: tutti potranno rivolgersi a me. Non andremo a guardare chi ha votato chi, non ci interessa. Adesso siamo tutti federiciani uniti. Questa unità è importante anche in funzione delle sfide che ci aspettano».

Di cosa ha parlato con il suo avversario?
«Oltre a congratularsi, con Califano abbiamo buttato le basi per riunificare l'ateneo, ciò che faremo da domani in poi, appunto. Inizieremo a lavorare insieme con tutto l'ateneo che tornerà a essere unito. Certo, ci sarà una fase di assestamento, bisogna metabolizzare da una parte la vittoria e dall'altra la sconfitta ma le basi della Federico II sono molto solide. Vorrei congratularmi con Califano, per lo straordinario lavoro che ha fatto con il suo staff. Abbiamo dimostrato una grande passione per la Federico II e da questa passione dobbiamo ripartire».

Da domani a cosa inizierà a lavorare?
«Il primo passo sarà formare la squadra giusta. Ho delle idee ma durante la campagna elettorale non ho mai promesso un ruolo a nessuno. È stata una scelta rischiosa da parte mia, ma credo che alla fine di questo lungo e faticoso percorso sia stato il mio punto di forza, rappresenta la mia volontà di avere le mani libere per poter scegliere nel modo più equilibrato possibile la squadra di governo federiciano. Incontrerò tante persone nei prossimi giorni, quelli che a mio avviso hanno le caratteristiche per far parte di questo gruppo di lavoro ma è presto per fare nomi».

Quali dovranno essere le caratteristiche dei componenti della sua squadra e in particolare del pro-rettore?
«La competenza senza dubbio sarà il valore più importante, la passione e la voglia di condividere le nostre proposte. Il pro-rettore che sceglierò inoltre dovrà essere una persona affidabile, fattiva e soprattutto una persona capace di sostenere l'unità».

Dal primo novembre lei si insedierà come rettore dell'Università Federico II: da cosa inizierà il suo sessennio?

«Il mio programma è molto dettagliato, credo sia stato la chiave della nostra vittoria perché in quei dettagli c'è una presa d'impegno. Quindi un canovaccio c'è: partiremo da servizi, spinta sull'internazionalizzazione e soprattutto semplificazione burocratica e amministrativa. Poi le strutture, con un programma edilizio importante triennale plesso per plesso. C'è molta manutenzione da fare e abbiamo la possibilità di fare molti cambiamenti grazie a un ateneo molto solido, eredità di chi c'è stato prima di me».
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Il Mattino