Veleni nel mare campano il 50% dei fiumi inquina

Veleni nel mare campano il 50% dei fiumi inquina
Giù dalla montagna, con grazia o con vigore fino alla foce e al mare. Ma prima, sulla terra che attraversa lascia parte di ciò che ha dentro. Che sia un fiume o un...

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Giù dalla montagna, con grazia o con vigore fino alla foce e al mare. Ma prima, sulla terra che attraversa lascia parte di ciò che ha dentro. Che sia un fiume o un torrente, in Campania si tratta di tanta roba sporca. Scarichi di fabbriche, tronchi, e troppi liquami: acque urbane mal depurate o non trattate affatto lungo oltre il trenta per cento del territorio non dotato di rete fognaria. Intere e popolose città dove mancano anche i collettori di collegamento a quei cinquanta depuratori che sugli oltre trecento fuoriuso, funzionano a fasi alterne.


Gli esami di laboratorio vanno essenzialmente alla ricerca di batteri di origine fecale; più raramente vengono ricercati quei veleni che come il piombo o il cromo delle fabbriche illegali si depositano sulla sabbia, fra le rocce, nei pesci. Il bilancio arriva d'estate come gli esami, appunto. E ieri, l'allarmante bollettino di Goletta Verde, la nave-laboratorio di Legambiente che esegue gli esami batteriologici delle acque non salate. Messi insieme con quelli dell'Arpac sulla salute dei litorali, la mappa è omogenea; dall'alto Casertano a Sapri, lo scenario è disarmante. Batteri in pieno vigore e pericolosi per la salute pubblica sono un male mai sradicato. Inquinamento mai sconfitto. Trentuno i punti monitorati dai biologi di Goletta Verde: venti subiscono cariche inquinanti pesantemente superiori ai livelli consentiti. Canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Tra i record, nonostante i controlli delle forze dell'ordine, la foce del fiume Irno a Salerno, quella del Savone a Mondragone, del Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata, dei Regi Lagni a Castevolturno, del canale di Licola a Pozzuoli e del torrente Asa a Pontecagnano. Sonora bocciatura anche per la foce dell'Alveo Volla a San Giovanni a Teduccio (Napoli); del canale Olmitello a Barano d'Ischia (località Maronti).
 
Situazione complessa in provincia di Salerno, dove foci di fiumi e canali continuano a riversare in mare «cariche batteriche elevate»: su tredici aree analizzate, undici ricevono il giudizio di «fortemente inquinato». Tra questi, la foce del torrente Asa a Pontecagnano e del fiume Irno a Salerno. Ma la situazione è pessima anche ad Atrani; Battipaglia; Marina di Eboli; Policastro Bussentino; Torre di Paestum, a Capaccio. Fino ad Agropoli, stesso giudizio per la foce del fiume Solofrone. E ancora, tra Castellabate e Montecorice. Nessuna sorpresa: la situazione è invariata da ben nove anni, come ha più volte denunciato Legambiente.
Nel mirino ogni sorta di abusi, ma anche la malagestione della depurazione da parte dei pubblici amministratori. E a nulla è servito avere a disposizione 700 milioni di euro assegnati dal Cipe fra il 2007 e il 2013, destinati proprio alla realizzazione di infrastrutture depurative e mai spesi. Un altro miliardo di euro è stato poi messo a disposizione dalla Comunità europea da spendere fra il 2014 e il 2020. Ma l'Ente idrico campano, la nuova formazione dopo il commissariamento e la soppressione degli Ato, sarà operativo ai primi di settembre. L'organismo sostituisce tutti gli «enti intermedi»: composto soltanto da sindaci potrà programmare interventi tenendo conto delle istanze dei primi cittadini e quindi delle concrete esigenze dei residenti. A incombere però, la procedura d'infrazione avviata dall'Unione europea contro l'Italia «per aver tardato il diritto dell'Unione in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane». Da Lussemburgo, la Corte di Giustizia chiede 25 milioni di euro, più trenta per ogni semestre di ritardo». In Campania potrebbe essere «punita» l'isola Verde con i comuni di Ischia, Casamicciola, Forio, Barano. E ancora: Benevento, Napoli Est, Battipaglia, alcuni Comuni del Casertano.
La maladepurazione, «è un'emergenza ambientale - sottolinea Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde - Alla denuncia pubblica sullo stato delle acque affiancheremo un'azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati».
Impietose le relazioni Arpac anche sui depuratori. Su 413 ispezioni in Campania, il 41 per cento degli impianti è risultato «non conforme», con punte del 66 per cento in provincia di Salerno, del 50 nell'Avellinese, del 40 in provincia di Benevento, del 31 per Caserta e i suoi Comuni, del 29 in provincia di Napoli.

Bellezza e inferno, lungo le prestigiose località campane che pure hanno ottenuto l'ambita Bandiera Blu ma che rischiano di gettare a mare anche opportunità di rilancio turistico ed economico, occasioni occupazionali: «La Bandiera Blu è un riconoscimento che individua una serie di parametri, non soltanto lo stato di salute dei litorali: accoglienza, spiagge, porticcioli turistici», chiarisce Legambiente. E poi c'è la voce «gradevolezza»: temperatura e limpidezza dell'acqua, per esempio. Che non sempre però coincidono con un buona condizione sanitaria: se le plastiche galleggiano, i batteri non si vedono.
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Il Mattino