Mezza Napoli entra ufficialmente nella mappa del rischio Vesuvio. Dopo l’aggiornamento della zona rossa più vicina al cratere (25 Comuni, 4 rioni periferici) definita...
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Le comunità residenti all’interno della zona rossa, come si sa, dovranno prepararsi all’eventualità, per il momento del tutto remota, di una fuga in massa dall’area vulcanica e di temporaneo trasferimento nelle regioni gemellate di tutta Italia. Conseguenze decisamente più lievi (ricaduta di materiale piroclastico, colonne di cenere alimentate dal vento, piogge acide) potrebbero invece colpire il vastissimo territorio delineato dalla zona gialla. Nel testo diffuso dal dipartimento nazionale della Protezione Civile si specificano i particolari delle misure di prevenzione che ora dovranno essere sottoposte al vaglio delle amministrazioni comunali e delle comunità sociali. Il valore preso come riferimento, che potrebbe causare il collasso delle coperture degli edifici, è indicato in 300 kg al metro quadro, equivalenti a circa 30 centimetri di accumulo al suolo: nei territori a rischio questo valore di carico potrebbe essere superato con una probabilità del 5 per cento. Per i Comuni che rientrano nella zona gialla sarà necessaria l’adozione di specifiche misure di salvaguardia per la popolazione, con strategie operative diversificate e attuabili in maniera dinamica sul territorio al momento dell’emergenza.
L’area interessata dalla ricaduta di materiale piroclastico, infatti, durante l’eruzione con valori di carico elevati non è individuabile preventivamente, ma solo a evento in corso quando saranno note le reali condizioni eruttive e la direzione del vento. Il capo del dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza dei Servizi, avrà cinque mesi di tempo per fornire alle diverse componenti e strutture operative del servizio nazionale le indicazioni per l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza per la zona gialla. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino