Il suk è tornato: non conosce crisi. In via Toledo, nella strada che si ripopola dopo il lockdown, riprendono posto anche i venditori abusivi di ogni etnia, ma soprattutto...
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La segnalazione è all'attenzione dei ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Nunzia Catalfo (Lavoro) e anche del prefetto di Napoli, Marco Valentini.
Oggetto: «Napoli, emergenza sociale nell'attuale emergenza sanitaria da Covid-19». È la forma, categorica e gentile, scelta per stigmatizzare «il disagio sociale che da decenni pesa sul vivere quotidiano di alcuni quartieri partenopei, e si fa ancora più pesante con la pandemia». In particolare, il presidente dell'associazione no-profit No Comment, Antonio Alfano, stima siano circa 200 gli extracomunitari che ogni giorno tentano di sbarcare il lunario, allestendo bancarelle sui marciapiedi cittadini. E rilancia una proposta tempo fa già presentata all'amministrazione comunale: «Perché non convertire alcune aree dismesse in luoghi di libero mercato dell'usato e del baratto, a favore dei senza reddito, sia italiani che stranieri?». Zone rionali esentasse, questo il suggerimento.
«Si sottrarrebbe anche manovalanza alla camorra», ragiona Alfano, spiegando che il caso Via Toledo non è affatto isolato e indicando ulteriori problemi irrisolti: al sindaco Luigi de Magistris e all'assessore alla Polizia municipale e alla sicurezza urbana, Alessandra Clemente, l'attivista ha già trasmesso le fotografie del mercato illegale tra via Giovanni Scherillo e via San Candida, «che resta aperto, in tutta tranquillità. Richiamando, come sempre, tantissimi clienti che hanno procurato assembramenti, che in questa delicata Fase 2 di contrasto al Covid-19», scrive nella lettera.
Non solo: «Sono tornati in strada i venditori di sigarette di contrabbando che, distribuiti tra via del Sopramuro e borgo San Antonio Abate, hanno offeso con la loro presenza l'immagine della Napoli legale, ma anche l'iniziativa Giornata mondiale senza tabacco». Affari no-stop rilevati dal monitoraggio, con prodotti a basso prezzo e, ovviamente, tutti senza una provenienza certificata: «Ma incoraggiano la dipendenza da fumo e mettono a rischio la salute di migliaia di persone», l'allarme. Si contano oltre 93mila morti per le bionde in Italia, stando ai dati indicati sul sito internet del ministero della Salute. «Continueremo a documentare, nel bene e nel male, la realtà di questa nostra amata e complicata città, anche se l'amministrazione non ha dato risposte ai nostri appelli», conclude Alfano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino