Villa comunale di Napoli, le grate dello scandalo autorizzate nel 2015

Villa comunale di Napoli, le grate dello scandalo autorizzate nel 2015
All'album degli orrori della Villa Comunale si aggiunge un altro tassello: le grate di aerazione della metropolitana linea 6. Nel bel mezzo del giardino storico, accanto al...

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All'album degli orrori della Villa Comunale si aggiunge un altro tassello: le grate di aerazione della metropolitana linea 6. Nel bel mezzo del giardino storico, accanto al vialone principale, spuntano cinque grate di ferro, sistemate in maniera non allineata e di dimensioni diverse una dall'altra. Le camere di ventilazione - a quanto si apprende - sono state realizzate con una logica impiantistica, seguendo il progetto, il tutto è stato autorizzato dalla Sovrintendenza. «Si tratta di una vecchia autorizzazione che risale al 2015, addirittura tre Sovrintendenti fa - fanno sapere dall'ufficio territoriale del Mibact - Rientra nel progetto della linea 6. Saranno comunque fatti i dovuti accertamenti e verrà analizzata attentamente la situazione». Come a dire: le grate non saranno belle, ma necessarie. In sostanza le camere di ventilazione non sono spuntate dal nulla e che finissero in quel pezzo di Villa Comunale era ampiamente preannunciato e risaputo. Sul piede di guerra le associazioni ambientaliste attive sulla Villa, che fanno sapere dalla pagina social Salviamo la Villa Comunale di Napoli, che è già pronto l'esposto da presentare in Sovrintendenza martedì prossimo, giorno di apertura del protocollo degli uffici territoriali del Mibact. Pronta anche una petizione online diretta al ministro dell'Ambiente Franceschini. 

«Dopo averci privato per anni della fruizione della Villa Comunale, giardino storico - si legge nella petizione - la rimozione del cantiere dell'Ansaldo, preposta alla realizzazione della linea Metropolitana 6 di Napoli, ha rivelato delle oscene grate per l'aerazione della citata linea, prive di qualsiasi progetto architettonico e neanche allineate tra di loro. Questo è solo l'ultimo episodio dello scempio che si perpetra ai danni della Villa da quando sono iniziati i lavori per la realizzazione della Linea 6. A titolo indicativo ricordiamo: la sostituzione farlocca dei vetri della Cassa Armonica con lastre di policarbonato, la costruzione in area vincolata di un ascensore per i disabili, il mancato recupero del sedile di piperno crollato sotto il peso di un ramo caduto. Chiediamo - sottolineano i cittadini che hanno predisposto la petizione - a chi di competenza che tutto ciò abbia fine e che la Villa ci sia restituita con lo splendore che appartiene alla nostra memoria storica».

«Ci hanno impedito per anni di usufruire del più bel giardino storico di Napoli, la Villa Comunale, e ora scopriamo che in tutto questo tempo l'hanno sfregiata con l'apposizione di grate per aerazione della Linea 6 che, oltre ad essere orrende non hanno un minimo allineamento tra di loro» tuona Bona Mustilli, vicepresidente dell'associazione Progetto Napoli. «Questo luogo meraviglioso, al quale è legata la nostra memoria storica, ha subito negli ultimi dieci anni una serie di atti che non ho paura a definire vandalici - evidenzia l'architetto Antonella Pane, presidente di Progetto Napoli - Dallo scempio operato sulla Cassa Armonica, alle statue cadute e sepolte in depositi senza mai essere restaurate o di sedili di piperno crollati per colpa della caduta di rami di alberi mai potati; ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso». L'esposto alla Sovrintendenza sarà a firma di diverse associazioni, con allegata una raccolta firma a cura di Gazebo Verde, presieduto da Maria Teresa Ercolanese. 

Benedetta De Falco, presidente di Premio GreenCare punta il dito invece su altre problematiche che vive la Villa: «Le polemiche sul progetto del metrò ci sono già state in passato, alla fine il progetto è andato avanti e si è realizzato. Ciò che mi preme riguarda le alberature, il verde storico va tutelato, quando lo perderemo non ci sarà più restituito». Per il presidente della Municipalità Chiaia-Posillipo Francesco de Giovanni si tratta «dell'ennesimo pugno nell'occhio».

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Il Mattino