Villa Ebe a Napoli, abusivi sgomberati: parte il progetto di restauro

Villa Ebe a Napoli, abusivi sgomberati: parte il progetto di restauro
Via gli occupanti da villa Ebe, il castello di Pizzofalcone andato in fiamme nel 2000 era abitato, in una delle poche zone salvate dal degrado, da un gruppo di stranieri ai quali,...

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Via gli occupanti da villa Ebe, il castello di Pizzofalcone andato in fiamme nel 2000 era abitato, in una delle poche zone salvate dal degrado, da un gruppo di stranieri ai quali, già nei giorni scorsi, era stato consegnato il provvedimento di allontanamento perché quel rudere è troppo pericoloso e i rischi di cedimento sono dietro l'angolo: impossibile permettere a qualcuno di vivere lì dentro.

In azione la polizia municipale con gli agenti dell'unità operativa tutela patrimonio alla guida del capitano Gaetano Vassallo, sul posto anche il capitano Buglione, l'intera operazione si è svolta sotto il coordinamento del comandante dei vigili di Napoli, Ciro Esposito che è stato informato in tempo reale di ogni dettaglio dello sgombero.

Nessun momento di tensione, le persone si sono allontanate spontaneamente e ai vigili è rimasto il compito di effettuare una verifica interna prima di mettere i sigilli ai cancelli. Quei sigilli verranno però rimossi nel giro di poche settimane quando inizieranno i sopralluoghi per la progettazione del recupero della villa che dovrebbe iniziare a breve. 

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Nella parte superiore dell'antica casa dell'architetto Lamont Young gli stranieri avevano individuato un'area solo lambita dalle fiamme e non coinvolta nei crolli: proprio lì, in cima a una rampa di scale pericolanti e davanti a un terrazzo con vista panoramica mozzafiato, avevano allestito una casa che era stata dotata di ogni comfort.

La cucina è stata piastrellata così come gli ambienti da bagno, le pareti rimesse a nuovo e tinteggiate sia nella zona adibita a soggiorno che nella camera da letto. Quadri alle pareti, tv, elettrodomestici. C'era anche un ingegnoso sistema di raccolta di energia solare collegato agli impianti interni che erano alimentati in questa maniera dato che la villa, ovviamente, è priva di energia elettrica.

Quello di ieri dovrebbe essere l'ultimo intervento di forza su villa Ebe prima della rinascita della struttura. Il condizionale è d'obbligo anche se il recupero è realmente dietro l'angolo.

A provvedere alla prime fasi sarà la B5 di Francesca e Ugo Brancaccio, società capofila del raggruppamento che nel 2017 si aggiudicò l'appalto per la ristrutturazione e che, dopo un tormento di ricorsi, richieste e cancellazioni, può partire con la fase della progettazione. 

Quattro anni fa ci fu l'assegnazione, poi revocata dal Comune per motivi burocratici, e successivamente riassegnata per decisione del Tar. Nel frattempo le lungaggini dettate dalla presentazione della documentazione hanno fatto slittare la procedura all'inizio del 2020 ed è in quel momento che la situazione ha assunto i tratti del racconto paradossale: il Comune a febbraio del 2020 s'è ricordato che villa Ebe era tra i beni in vendita e non era più necessario restaurarla.

Le proteste scaturite dopo che il Mattino segnalò la presenza dello storico castello tra i beni da dismettere, fecero fare marcia indietro a palazzo San Giacomo che poi è stato costretto a richiamare la B5 per dare, finalmente, l'avvio alle procedure di ristrutturazione.

Il progetto del Comune è quello di riportare la struttura agli antichi fasti e trasformarla in casa della cultura e della musica anche se il percorso sarà lungo e tortuoso. L'incendio di ventuno anni fa generò danni poderosi, il resto l'hanno fatto l'abbandono e l'incuria. Di Villa Ebe oggi restano solo i muri esterni, per riportarla in vita e restituirle splendore sarà necessario un vero miracolo. 

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Il Mattino