Villa storica occupata a Napoli, intervista a Nino Daniele: «Vergogna da cancellare»

Villa storica occupata a Napoli, intervista a Nino Daniele: «Vergogna da cancellare»
«La vicenda di Villa Bisignano, con gli affreschi di Aniello Falcone che rischiano di scomparire per via di un'occupazione abusiva, è vergognosa per tutti noi e...

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«La vicenda di Villa Bisignano, con gli affreschi di Aniello Falcone che rischiano di scomparire per via di un'occupazione abusiva, è vergognosa per tutti noi e va chiarita prima possibile». A parlare è Nino Daniele, ex assessore comunale alla Cultura. La voce è scossa e preoccupata, mentre commenta l'occupazione di Villa Bisignano in Corso Sirena a Barra di cui - come scritto ieri su queste pagine - si stanno interessando i ministri Franceschini e Lamorgese.

Cosa ne pensa?
«Il fatto è molto grave. Ho approfondito Aniello Falcone proprio in questo periodo, visto che le sue opere si trovano in mostra nel Museo Diocesano, e posso dirle che non è un caso se l'attenzione generale nei confronti di questo artista sta crescendo: si tratta di un autore decisivo nella storia dell'arte figurativa napoletana. Un artista di rilievo europeo nel contesto del '600. Al di là del caso specifico, questa vicenda pone all'attenzione un problema molto serio, strutturale: c'è da fare uno sforzo enorme sul patrimonio storico artistico di Napoli. Non basta fare attenzione al centro storico, ma come si vede l'arte è sparsa su tutto il territorio. Il Miglio d'oro è di valore inestimabile. La zona di San Giovanni a Teduccio e Barra è piena di capolavori e storia. Tutta la Napoli orientale, penso anche al fortino di Vigliena devastato e alla festa dei Gigli, dovrebbe essere un pantheon della città, visti i pezzi di storia cruciali che rappresenta. Eppure non si riesce a valorizzarla. Anzi, cade a pezzi».

Cosa si può fare, secondo lei, su Villa Bisignano?
«Mi auguro che le istituzioni si muovano oggi stesso, a cominciare dalla Sesta Municipalità, che ora ha Sandro Fucito come presidente. Mi aspetto che una persona della sua competenza individui chi ha occupato il bene, e che discuta le possibili soluzioni con il Comune. Gli affreschi di Falcone vanno assolutamente messi in sicurezza. E poi bisogna studiare un progetto di fruizione di quella Villa con la comunità. Nel 90% delle città italiane Villa Bisignano sarebbe un museo o un centro di eccellenza. Questo allarme è gravissimo, ma deve essere un'occasione per affrontare una serie di aspetti strutturali tralasciati negli anni. È stato fatto un grande lavoro sui musei autonomi a Napoli, ma pochissimo sul resto dei beni culturali. Al sud abbiamo l'80% del patrimonio storico-artistico italiano. Ecco perché dico che, più in generale, vanno operate delle modifiche strutturali al sistema cultura».

Cioè?
«Serve un piano per la cultura. E per realizzarlo sarà fondamentale utilizzare i fondi del Pnrr. Se la valorizzazione del patrimonio storico-artistico è davvero una priorità, allora vanno destinate risorse umane e fondi alla cultura. L'asse di impiego più importante del Pnrr, almeno per il 50% dei circa 40 miliardi che dovrebbero arrivare in Campania, dovrebbe essere investito per il patrimonio monumentale. La cultura va messa a sistema in regione. Serve una rete di strutture e infrastrutture che la rendano un sistema produttivo. In proposito, spesso si punta il dito contro gli uffici delle Sovrintendenze, ma non si considera che questi uffici sono spesso vuoti e ridotti al lumicino in termini personale. Per aiutare l'arte vanno potenziate le Sovrintendenze, vanno immessi negli uffici giovani competenti e attenti al territorio».

Resta l'amarezza per gli affreschi a rischio.


«Pensare che le opere di Falcone possano scomparire per mano degli abusivi fa davvero male. Dobbiamo muoverci immediatamente. Purtroppo il patrimonio a rischio c'è in tutta la città. Almeno una trentina di siti chiusi al pubblico e abbandonati corrono lo stesso pericolo di Villa Bisignano, se non sono stati già saccheggiati dai predoni. Urge una ricognizione dei monumenti off-limits, che comprenda anche le tante chiese napoletane chiuse, preziose e poco sorvegliate. Potrebbe essere realizzata coinvolgendo studenti di storia dell'arte o architettura».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino