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Saranno i giudici del Tar a decidere sul ricorso proposto dagli ex amministratori del Comune sciolto per mafia lo scorso agosto con un provvedimento del Consiglio dei Ministri. L'ex primo cittadino, l'avvocato Maria Rosaria Punzo, esponente del Pd, aveva tentato la carta del ricorso straordinario al presidente della Repubblica, bypassando dunque il Tribunale amministrativo regionale e il Consiglio di Stato.
Dalla presidenza della Repubblica, tuttavia, è arrivata una precisazione: il ricorso, vista la complessità della materia e la delicatezza delle vicende finite nel decreto di scioglimento, deve essere valutato (in prima analisi) da un giudice amministrativo. Gli atti dunque saranno inoltrati al Tar, che sarà chiamato a pronunciarsi nelle prossime settimane. L'udienza non è stata ancora fissata. Maria Rosaria Punzo aveva scartato (in prima battuta) l'ipotesi Tar poiché il Viminale - a seguito di una specifica richiesta dei suoi legali - si era opposto alla consegna del decreto integrale di scioglimento, il documento composto da centinaia di pagine (non coperto da omissis) che ha dato la stura al provvedimento finale. Gli amministratori sciolti per camorra possono visionare soltanto il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: una sorta di riassunto delle vicende finite al vaglio degli 007 della prefettura, infarcito però di numerosi omissis.
«In assenza di documenti integrali - aveva tuonato a suo tempo la Punzo - non ci si può difendere adeguatamente nelle sedi della giustizia amministrativa. Viene in tal modo leso il sacrosanto diritto alla difesa. Come possiamo impostare un ricorso se non conosciamo il contenuto integrale dei provvedimenti a nostro carico?».
Da qui la scelta di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica, che ha però chiamato nuovamente in causa il Tar.
Tre, in particolare, presenti nel civico consesso dal 2006 e fino all'avvenuto scioglimento. Nella relazione (22 pagine riassuntive) si punta l'indice su diverse criticità: scarsi controlli posti in essere dall'organo amministrativo e dagli uffici dell'ente in relazione a diverse imprese che hanno espletato servizi per il Comune. Aziende raggiunte da interdittive antimafia, ma anche attività gestite da famiglie di camorra non in regola con i pagamenti dei tributi comunali. E ancora: anomalie evidenziate sul fronte dei lavori pubblici, trasparenza e smaltimento rifiuti.
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Il Mattino