Vincenzo De Luca alla festa dell'Unità: «Nel Pd più perdi voti e più si fa carriera»

Vincenzo De Luca alla festa dell'Unità: «Nel Pd più perdi voti e più si fa carriera»
La festa dell'Unità si è chiusa con un paradosso. I volantini anti-Pd affissi da anonimi contestatori ieri mattina sono stati più teneri di Vincenzo De...

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La festa dell'Unità si è chiusa con un paradosso. I volantini anti-Pd affissi da anonimi contestatori ieri mattina sono stati più teneri di Vincenzo De Luca nei confronti del Partito democratico. Il governatore della Regione ha sferzato in maniera durissima il partito nel suo intervento che ha chiuso la cinque giorni di eventi. Praticamente tutto il suo intervento, durato quasi due ore, è un continuo attacco ai dirigenti nazionali del suo partito. Tanto che alla fine scherza: «Nonostante tutto invito a votare Pd». E quando viene stuzzicato da Luigi Vicinanza, che l'ha intervistato, sul fatto che nel partito non è amato per la durezza delle sue posizioni, lui risponde secco: «Non me ne frega assolutamente nulla. Io in politica non sono debitore di nulla a nessuno». E proprio per questo a chi, anche nel centrosinistra, contrasta la sua idea di ricandidarsi per il terzo mandato, il governatore dice chiaro: «Non penso soltanto al terzo mandato, ma anche al quarto e al quinto. Se decido di restare dovete andare a piedi a Pompei. La battaglia contro il terzo mandato, pilotata da pochi ex comunisti rancorosi, è penosa».

Ma non solo il futuro, De Luca si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe sul passato: «Esponenti significativi del Pd hanno lavorato per fottermi e candidare al mio posto Sergio Costa del M5S». L'ex sindaco di Salerno è durissimo con i dirigenti nazionali: «La selezione della classe dirigente nel Pd avviene solo su logiche di correnti, di sottocorrenti e di tribù. Più perdi, più fai carriera». Dai temi del lavoro a quelli della giustizia passando per sanità e sicurezza, De Luca è una furia. «Ci sono innocenti messi in galera e il Pd non fa non una piega, totalmente subalterno agli ideologismi giustizialisti», l'affondo del governatore. La ricetta per il futuro di De Luca è un «chiarimento programmatico» con «punti ben definiti, a partire da un grande piano per il lavoro ai giovani del Sud». Il presidente della Regione scruta così il futuro politico nazionale: «Credo che a breve saremo in campagna elettorale. Quali saranno le proposte del Pd? Legge Zan, legalizzazione della marijuana e ius scholae? Così non supereremo nemmeno il 20% e rischiamo di dare il Paese in mano al centrodestra, sarebbe un disastro». Non mancano gli ormai tradizionali attacchi al ministro della Salute Roberto Speranza un passaggio sui trasferimenti statali per la sanità: «C'è un blocco di potere del centro nord che massacra gli interessi della Campania e il Pd fa finta di non vedere. Sono l'unico a condurre questa battaglia». 

Insomma, dall'ultima giornata della festa dell'Unità, molti dirigenti Dem ne escono ammaccati dalle botte ricevute dal governatore e non solo. Per la giornata finale della manifestazione, la segreteria provinciale guidata da Marco Sarracino aveva programmato un forum con i quattro consiglieri regionali Dem alle 18. Alle 18,30, però, quando il dibattito inizia, sul palco c'è solo Massimiliano Manfredi oltre al moderatore Luigi Luciani. Solo alle 18,50 arriva Loredana Raia. Assente per motivi personali, invece, Bruna Fiola, così come Mario Casillo. Un altro elemento che ha macchiato l'ultima giornata della festa. Attorno piazza Municipio sono stati affissi falsi manifesti col simbolo del Pd. Si tratta di una replica della locandina dei Dem, ribattezzata dai contestatori festa de l'Uchità. Nel documento, senza firma, sono elencati dieci punti che, a giudizio dei contestatori, rappresentano i fallimenti del partito. Poi attacchi alla Regione dalla terra dei fuochi alla sanità fino ai trasporti e la cultura. Anche l'operato di Manfredi nel mirino. 

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Il Mattino