Vitale, da carabiniere modello a rapinatore. «I debiti lo hanno rovinato»

Vitale, da carabiniere modello a rapinatore. «I debiti lo hanno rovinato»
Dal paradiso all’inferno, dalle lodi dei superiori per la sua bravura di investigatore all’onta del trasferimento,...

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Dal paradiso all’inferno, dalle lodi dei superiori per la sua bravura di investigatore all’onta del trasferimento, avvenuto nel 2012 per punizione, dopo la scoperta di frequentazioni che mal si addicevano a chi indossava una divisa.







Claudio Vitale, il 41enne carabiniere arrestato mercoledì con l’accusa di aver rapinato un market e poi ucciso il titolare Pasquale Prisco, assieme al suo collega Jacopo Nicchetto, fino a pochi anni fa era considerato un militare-modello.







Originario di Cercola, aveva preso casa a Terzigno, in via Zabatta, assieme alla moglie, che invece proviene da Volla. Una coppia prolifica: cinque figli da far crescere col solo stipendio da carabiniere. Ma a Claudio piaceva il suo lavoro, lavorava al decimo battaglio Cio a Napoli e si dava da fare, collezionando complimenti e pacche sulle spalle dei suoi superiori.



Poi, scatta qualcosa nella sua testa: Claudio cambia profondamente i suoi comportamenti, comincia a frequentare persone poco raccomandabili. Viene risucchiato dentro un vortice: forse il gioco, forse pure la droga, forse semplicemente il bisogno di soldi per mandare avanti la famiglia. Fatto sta che il carabiniere comincia ad accumulare debiti e a chiedere prestiti ad amici e conoscenti.



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