«A Napoli l'intreccio di reti, condotte e cavità spesso è sconosciuto, o se ne è persa la memoria, eppure basterebbe un geologo, con i 'ferri del mestiere', per...
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«La voragine che ha interessato ieri Pianura - aggiunge Peduto - è solo l'ultimo episodio di dissesto idrogeologico, ma non il solo che ha interessato la Campania in questi giorni ed evidenzia, al di là dei proclami, quanto siamo ancora distanti da una vera pianificazione delle problematiche di difesa del suolo e di gestione delle emergenze, ammesso che ce ne sia ancora bisogno dopo tutto ciò che è accaduto e continua ad accadere con frequenza sempre più ravvicinata nel nostro Paese».
I geologi, evidenzia Peduto, «conoscono bene la fragilità e le insidie del territorio napoletano, dove si sommano gli effetti dovuti alla miriade di cavità realizzate dall'uomo per il prelievo di materiale tufaceo, ma non solo, all'inesistente manutenzione delle reti e delle condotte sotterranee e, non per ultimo, all'abusivismo edilizio. Ma chi investe sulla conoscenza del territorio, sulla sua sicurezza e, quindi, sulla prevenzione a Napoli come in tutta la Campania?».
Il discorso «è generalizzabile all'intero territorio nazionale» perché «ovunque, sia a livello locale che centrale, si continua a fare poco o nulla, mentre tra le tipologie di rischio che investono il Paese, quello del dissesto idrogeologico rappresenta uno di quelli a maggior impatto socio-economico, secondo solo al rischio sismico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino