Una campagna per chiedere ai consumatori di «non comprare Whirlpool». In altre parole una «campagna di boicottaggio, perché è questo il linguaggio...
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E già arriva la solidarietà. Hanno esposto sulla loro attività il cartello «Qui non vendiamo più elettrodomestici Whirlpool» e lanciato l'hashtag #iononvendowhirlpool. È l'iniziativa dei titolari di un negozio di arredamenti a Mendicino, nel cosentino, ed è stata presa per solidarietà con i lavoratori dello stabilimento di Napoli.
«Se la Whirpool non ha a cuore il destino di 400 nostri connazionali - afferma Michele, uno dei titolari del negozio - perché noi dovremmo avere a cuore l'azienda? Siamo liberi di proporre ai nostri clienti tanti elettrodomestici e in questo momento non riteniamo opportuno suggerire un'azienda che vuole delocalizzare la produzione mandando a casa 400 persone». I titolari hanno anche invitato altri commercianti ad aderire all'iniziativa. «Non una guerra contro un colosso - ha aggiunto Michele - ma un segno evidente di solidarietà ai lavoratori, cittadini italiani che rischiano il licenziamento. Abbiamo deciso, in totale libertà, di congelare la Whirpool e ai nostri clienti proporremo altri prodotti».
«Stamattina in assemblea con i lavoratori - dice Rappa - abbiamo deciso e iniziato a mettere in campo azioni da oggi al 31 quando ci sarà lo sciopero generale». Il presidio di oggi all'aeroporto di Capodichino «ha riscosso la solidarietà dei viaggiatori che erano lì». Anche il pranzo «è un altro segnale di solidarietà ai lavoratori in lotta». «Siamo ottimisti che si tornerà a produrre - aggiunge il sindacalisti della Fiom - non c'è motivo per cui qui non si debbano produrre lavatrici. L'andamento di mercato è in crescita contrariamente al 2018 Il Governo proverà a convincere l'azienda a restare a Napoli senza spostare la produzione in Romania - afferma ancora Rappa - poi di fronte a una azione unilaterale dell'azienda dovrà esserci una azione unilaterale nostra, tutti insieme». «La nostra richiesta al Governo è che ci dica com'è andata ipotesi A convincere, cioè, l'azienda a mantenere qui la produzione, altrimenti ci dica quale è l'ipotesi B». «Ad oggi - conclude il sindacalista della Fiom - ci sono solo comunicati stampa ma nessuna comunicazione ufficiale sulla chiusura. Lavoratori sono determinati e l'idea della riconversione non è praticabile». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino