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Ancora nessuna novità, concreta, sul futuro dello stabilimento di via Argine, nonostante i 28 tavoli di crisi andati in scena in quasi 900 giorni di vertenza. Resta pertanto in bilico il futuro dei quasi 320 operai napoletani. Si tornerà al Mise il prossimo 2 novembre alle ore 18, per un nuovo incontro tra governo e sindacati, dopo l’aggiornamento dell’udienza prevista per questo mercoledì (27 ottobre) alle ore 12 presso il Tribunale di Napoli, dove le parti sociali hanno presentato un ricorso per “condotta antisindacale” contro la multinazionale statunitense al fine di scongiurare l’avvio delle procedure di licenziamento che potrebbero partire già a termine della sentenza.
Ennesima fumata nera dal dicastero dello Sviluppo Economico dove questo pomeriggio è andato in scena un nuovo round sulla spinosissima vertenza della Whirlpool di Napoli. All’incontro, partito alle ore 16 con quasi un ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, erano presenti la viceministra dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde ( che ha presieduto il tavolo), il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il coordinatore della Struttura per le crisi d'impresa, Luca Annibaletti , Invitalia, la Regione Campania e i segretari nazionale di Fim, Fiom,Uilm e Uglm. Assente, invece, il titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti, mentre, da quanto si apprende da fonti vicine alle parti sociali, non era presente nemmeno un funzionario del Comune di Napoli.
Una piccola speranza, per gli operai partenopei, è arrivata tuttavia dal titolare del dicastero del Lavoro, Andrea Orlando.
Dura, invece, la replica delle sigle sindacali. «Il Governo - scrivono in un comunicato congiunto Fim, Fiom e Uilm a termine dell’incontro - ha ribadito la volontà di assicurare la continuità occupazionale per i lavoratori di Napoli, ma, alla nostra richiesta di azioni concrete, non è ancora entrato in alcun dettaglio operativo. Si è anche sottolineato che la stessa Whirlpool non ha rifiutato in linea di principio la possibilità di un trasferimento di azienda, ma si è riservata di valutare con i legali l’eventuale operazione».
«Chiediamo quindi – spiegano le parti sociali - ai ministri Giorgetti e Orlando e alla viceministro Todde di declinare finalmente gli strumenti con cui intendono intervenire, poiché le promesse non possono e non devono rimanere inevase».
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