Whirlpool Napoli, fumata grigia: l'azienda va avanti ma i licenziamenti non scatteranno subito

Whirlpool Napoli, fumata grigia: l'azienda va avanti ma i licenziamenti non scatteranno subito
La procedura dei licenziamenti collettivi è formalmente chiusa: Whirlpool resiste anche alle pressioni dei ministri Giorgetti e Orlando, incontrati in mattinata, conferma...

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La procedura dei licenziamenti collettivi è formalmente chiusa: Whirlpool resiste anche alle pressioni dei ministri Giorgetti e Orlando, incontrati in mattinata, conferma il no alla nuova richiesta di proroga e ribadisce la decisione unilaterale già ampiamente annunciata. Le lettere ai 320 dipendenti di via Argine non arriveranno però subito. Come anticipato dal Mattino, l'azienda aspetterà prima l'udienza del Tribunale del lavoro di Napoli sul ricorso contro i licenziamenti stessi promosso dalle organizzazioni sindacali: era prevista ieri ma su richiesta delle sigle, considerata la concomitante trattativa al ministero dello Sviluppo economico, è stata rinviata di una settimana, al 22 ottobre.

Fino a quel giorno la multinazionale si è impegnata a non notificare i licenziamenti ai lavoratori e peraltro non è improbabile che anche quella scadenza possa slittare di qualche ulteriore giorno per attendere la sentenza. Whirlpool si dice pronta a continuare la trattativa con il governo, Invitalia e il costituendo Consorzio per la riconversione industriale fino al 29 ottobre, in considerazione degli sforzi importanti messi in campo dagli interlocutori e ribadisce di voler contribuire a definire un accordo vincolante con il Consorzio e le parti sociali per la transizione dei lavoratori e degli asset entro e non oltre il 15 dicembre. 

Cosa vuol dire? Che sui licenziamenti non si tratta e che il futuro dei 320 lavoratori passa inevitabilmente attraverso il Consorzio. Sulle modalità però non è stato possibile neanche ieri avviare una vera e propria trattativa, entrando nel dettaglio del Piano messo a punto da Invitalia ma del quale restano ancora top secret i protagonisti, ovvero le aziende che vi hanno aderito. I sindacati, che nel tardo pomeriggio hanno rivolto un appello angosciato ai ministri Giorgetti e Orlando perché tornassero al tavolo del confronto per scongiurare la chiusura delle procedure di licenziamento, non vogliono nemmeno sentir parlare di questi ultimi. La strategia avviata sin dall'inizio della vertenza non è cambiata e anzi in queste ore, con la forte e comprensibile pressione dei lavoratori, si è ancora di più rafforzata.

«Per tre anni abbiamo resistito come sindacato - dice a metà pomeriggio il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco - con le nostre sole forze. Ora però per fermare i licenziamenti serve un intervento forte delle istituzioni, intervento più volte promesso ma mai effettuato in concreto». 

La paura è che dei 320 lavoratori non tutti, una volta licenziati e affidati alla Naspi, potrebbero rientrare in fabbrica alle dipendenze delle nuove società del Consorzio. Non a caso da giorni ai lavoratori sono stati proposti da Whirlpool incentivi per lasciare definitivamente l'azienda che continua a garantire loro stipendio pieno e contributi (si parla di sei mensilità). Sul tappeto c'è anche un'altra proposta, decisamente molto improbabile, il trasferimento cioè ad una delle sedi della multinazionale nel Settentrione. Strade, sollecitazioni e spinte che per ora non hanno sortito un grande effetto. 

Di qui l'incertezza che continua a pesare sull'esito del confronto che, come prevede la legge, può andare avanti, se le parti concordano, anche in presenza di procedure di licenziamento collettivo (l'invio delle lettere può avvenire entro 120 giorni dalla chiusura del verbale). 

Il Consorzio, sostenuto dal ministero e da Invitalia, ha bisogno sicuramente di tempo per potersi costituire: è vero che ci sono sette aziende disponibili a farne parte, impegnate a vario titolo sulla mobilità elettrica e sull'innovazione, e che anche Invitalia è disponibile a entrare. Ma la partita non è affatto conclusa, come da qualche parte forse un po' troppo ottimisticamente si riteneva.

Ci sono adempimenti, procedure e fiducia da condividere e non è semplice procedere, considerato l'ammontare degli investimenti (più di 80 milioni quelli annunciati), il nuovo rapporto da costruire con i lavoratori e la particolare formula organizzativa scelta per il progetto, il Consorzio appunto, nel quale l'unità di intenti non può che essere da subito pressoché perfetta.

La pressoché totale riservatezza sui partecipanti è la spia di questa situazione: nessuna impresa è pronta in altre parole ad uscire allo scoperto. E non lo sarà fino a quando i nodi (a partire dal riassorbimento dei lavoratori) verranno sciolti. Sui ipotizza la metà d dicembre ma anche questa scadenza dev'essere confermata dai fatti. 

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Il Mattino