Why Not, De Magistris dopo la condanna: «Rifarei tutto, vado avanti»

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Senza dubbio per il sindaco Luigi de Magistris è il giorno più brutto della sua vita: ferito, avvilito colpito in quello in cui più crede, la giustizia. «Sono innocente» il grido di dolore che arriva intorno alle 17,30 da Palazzo San Giacomo, quando gli avvocati gli hanno comunicato per telefono di essere stato condannato «a un anno e tre mesi di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici con la sospensione della pena principale e di quella accessoria».



Condanna avuto per la sua attività passata di Pm per l’inchiesta «why not». Condannato perché avrebbe ottenuto i tabulati telefonici di diversi politici, da Prodi a Rutelli passando per Mastella. De Magistris oggi è piegato ma non spezzato. Almeno non ancora e non è detto che ciò avvenga.



Una giornata, comunque si evolverà la situazione, che segna uno spartiacque nella sua vita di uomo e politico. Al momento - a una tardissima ora di un mercoledì che più nero non si può per il sindaco - de Magistris non chiude nessuna strada: da quelle delle dimissioni al restare al suo posto. Anzi, al momento sono fifty-fifty. Del resto il profilo della vicenda è doppio.



Ci sta quello giuridico, dove si sta cercando di capire se l’interdizione-sospensione dai pubblici uffici è sufficiente per non renderlo incompatibile con la carica di primo cittadino. Probabilmente è il nodo principale. In questo turbinio di ipotesi spunta una terza via che secondo i giuristi di Palazzo San Giacomo sarebbe praticabile. La sospensione-interdzione dai pubblici uffici non fa rima con lo scioglimento del Consiglio e del Comune.



De Magistris potrebbe scontare la sospensione, un paio di mesi, nel frattempo il vicesindaco sarebbe il facente funzione e de Magistris ritornerebbe una volta scontata la sospensione.



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Il Mattino