«Ho agito facendo il mio dovere e dando al collega la possibilità di difendersi». Davanti al Csm, di cui è componente di diritto, il procuratore generale...
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È per questo che Ciccolo - che critica il «guazzabuglio fuorviante» fatto su questa vicenda, senza mai citare direttamente il quotidiano - chiarisce subito i suoi rapporti con l'ex premier, il cui padre è indagato nell'inchiesta Consip assieme al ministro dello Sport Lotti: «non lo conosco , né lo cerco» e «in questi anni non l'ho mai visto né incontrato». E nello stesso tempo assicura che non intende sollevare dubbi sulla bontà dell'inchiesta, condotta in parallelo dalle procure di Napoli e Roma. L'azione disciplinare avviata «non mette in discussione né la libertà di manifestazione del pensiero, né la genuinità dell'indagine che le Procure di Napoli e Roma stanno conducendo su un tema delicato»; e non è il frutto di una visione troppo rigida dei rapporti tra toghe e stampa: «Non ho mai confuso la mia posizione sulla necessità della riservatezza dei magistrati, a cui credo molto, con i miei poteri disciplinari», dice, ricordando che «solo in pochissimi casi si è andati avanti» in questo tipo di procedimenti. A turbare il Pg è «la pubblicità» che è stata data alla sua iniziativa, rispetto alla quale lui non ha nulla da rimproverarsi, essendosi mosso «con la massima riservatezza».
«Il collega di Napoli ha ricevuto il 28 aprile la notifica dell'incolpazione, che solo dopo è stata trasmessa al gabinetto del ministro della Giustizia e al segretario generale del Csm. Sono state dunque adottate tutte le precauzioni, perché immaginavo che ci sarebbero state polemiche. Ed era mia intenzione procedere rapidamente, anche interrogando l'incolpato. Purtroppo però la vicenda è venuta fuori improvvisamente, con toni pesanti e una versione dei fatti che non corrisponde alla realtà». E più esplicito sulle possibili responsabilità della fuga di notizie il consigliere Leone: «L'iniziativa del pg è rimasta secretata per dieci giorni; la notizia è uscita lo stesso giorno in cui Woodcock e il suo difensore Marcello Maddalena sono passati in Disciplinare». Unanime la condanna del plenum per le «inammissibili insinuazioni» nei confronti del Pg, che ha «legittimamente e correttamente esercitato» il suo potere-dovere. L'assemblea respinge «con forza» anche «l'attacco rivolto alle proprie prerogative costituzionali», evidenziando come le funzioni del Csm «sono sempre esercitate al riparo da ogni condizionamento esterno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino