Atterra all'aeroporto il Mare nostrum di Pedro Cano

Dipinge en plein air per cogliere, con la luce, la vera essenza delle cose. Pedro Cano è un pittore giramondo che ha reso città e paesi dei luoghi della memoria...

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Dipinge en plein air per cogliere, con la luce, la vera essenza delle cose. Pedro Cano è un pittore giramondo che ha reso città e paesi dei luoghi della memoria fermati in tavole coloratissime, acquerellate di getto sul posto e poi rielaborate in studio. E l'Antro della Sibilla a Cuma, le rovine di Pompei, l'Acropoli di Atene e gli squarci di Palmira, insieme con tanti altri particolari piccoli o grandi del suo girovagare, sono la geografia affettiva dell'artista spagnolo, che torna a Napoli per inaugurare stamattina la mostra «Memorie delle città» nello spazio aperto dell'aeroporto (al primo piano area partenze, dove resterà fino a fine febbraio) organizzata dalla Gesac in collaborazione con la Fundación Pedro Cano di Blanca e ideata dallo Studio Eikon. Quaranta gli acquerelli dipinti in 11 anni da Cano che Studio Eikon ha riprodotto in varia scala - dai 40 per 40 centimetri ai 150 per 100 per un percorso espositivo aperto dalla riproduzione di Palazzo Donn'Anna a Napoli, in sedici pannelli sorretti da strutture in acciaio corten, più un pannello introduttivo di undici metri per due.

«Sono molto contento di questa esposizione e di essere a Napoli, uno dei luoghi che ho visitato più volte nella mia vita. È un posto fuori dalle regole», racconta il 73enne pittore originario di Blanca e italiano d'adozione (vincitore del Prix de Rome all'Accademia di Spagna, ha studiato nella capitale e lavorato molto in Italia e anche a Napoli, dove ha esposto tra Mann e Palazzo Reale). «Quando nel 69 arrivai a Roma mi sentivo orfano, fino a quando non trovai Napoli: era come stare a casa, perciò ci venivo la mattina e tornavo la sera. È l'unica città che ha conservato bellezze sospese nel tempo».
Il mare nostrum è lo scenario invisibile delle città ritratte da Cano, evocate attraverso atmosfere e contorni sfumati, particolari di luce che riemergono alla memoria del viandante pittore: «Anche se ho vissuto cinque anni a New York e fatto un lunghissimo viaggio nell'America Latina, trovo che la genesi del mondo sia però qui, in questo pezzo del mare dove sono accadute cose che almeno per me hanno un valore immenso. Parte del lavoro che si apre oggi ha a che vedere con i miei viaggi nel Mediterraneo, tra Marocco, Siria, Libia, Turchia, Giordania e Grecia».

I luoghi di Cano sono segnati da fasci di luce e da toni morbidi, con la presenza fisica dell'uomo lasciata fuori dalla composizione: «Trovo che per dare più intensità a un luogo deve apparire un po' solo. A volte un eccesso di figure nel paesaggio rimpicciolisce un po' la grande emozione che dà il luogo. Io dipingo molto le persone ma non all'interno dei paesaggi, dove la protagonista è la luce». Pedro dipinge dal vero e amplifica i dettagli, così Pompei nella sua pittura può essere meno monumentale di un sasso di Damasco. «Ogni città ha qualcosa di bello, le accomuna l'amore che ho sentito quando le ho visitate e dialogato con loro. È importante capire che il mondo è un caleidoscopio pieno di storie meravigliose che sfuggono al viaggiatore moderno che scatta foto con la macchina digitale e non dialoga con i luoghi. Oggi si hanno un sacco di relazioni ma nessuna ha l'importanza di una cosa vera perché nulla si guarda con amore».
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Il Mattino