Dipinge en plein air per cogliere, con la luce, la vera essenza delle cose. Pedro Cano è un pittore giramondo che ha reso città e paesi dei luoghi della memoria...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Sono molto contento di questa esposizione e di essere a Napoli, uno dei luoghi che ho visitato più volte nella mia vita. È un posto fuori dalle regole», racconta il 73enne pittore originario di Blanca e italiano d'adozione (vincitore del Prix de Rome all'Accademia di Spagna, ha studiato nella capitale e lavorato molto in Italia e anche a Napoli, dove ha esposto tra Mann e Palazzo Reale). «Quando nel 69 arrivai a Roma mi sentivo orfano, fino a quando non trovai Napoli: era come stare a casa, perciò ci venivo la mattina e tornavo la sera. È l'unica città che ha conservato bellezze sospese nel tempo».
Il mare nostrum è lo scenario invisibile delle città ritratte da Cano, evocate attraverso atmosfere e contorni sfumati, particolari di luce che riemergono alla memoria del viandante pittore: «Anche se ho vissuto cinque anni a New York e fatto un lunghissimo viaggio nell'America Latina, trovo che la genesi del mondo sia però qui, in questo pezzo del mare dove sono accadute cose che almeno per me hanno un valore immenso. Parte del lavoro che si apre oggi ha a che vedere con i miei viaggi nel Mediterraneo, tra Marocco, Siria, Libia, Turchia, Giordania e Grecia».
I luoghi di Cano sono segnati da fasci di luce e da toni morbidi, con la presenza fisica dell'uomo lasciata fuori dalla composizione: «Trovo che per dare più intensità a un luogo deve apparire un po' solo. A volte un eccesso di figure nel paesaggio rimpicciolisce un po' la grande emozione che dà il luogo. Io dipingo molto le persone ma non all'interno dei paesaggi, dove la protagonista è la luce». Pedro dipinge dal vero e amplifica i dettagli, così Pompei nella sua pittura può essere meno monumentale di un sasso di Damasco. «Ogni città ha qualcosa di bello, le accomuna l'amore che ho sentito quando le ho visitate e dialogato con loro. È importante capire che il mondo è un caleidoscopio pieno di storie meravigliose che sfuggono al viaggiatore moderno che scatta foto con la macchina digitale e non dialoga con i luoghi. Oggi si hanno un sacco di relazioni ma nessuna ha l'importanza di una cosa vera perché nulla si guarda con amore».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino