1911, anno della sua prima opera teatrale e anche ultima creazione del suo periodo giovanile. Béla Bartók, che si era raramente dedicato al repertorio vocale,...
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Ma bisogna aspettare il 24 maggio del 1918 perché quest’opera in un atto sia diretta per la prima volta al Teatro dell’Opera di Budapest da Egisto Tango. E fu proprio Tango – musicista di formazione cosmopolita - a comprenderne e a suggellarne la grandezza, consacrandolo a capolavoro non solo del repertorio operistico ungherese, ma di tutto il teatro musicale del Novecento.
Sabato 20 gennaio (ore 20.30, replica domenica 21 ore 18), Il castello del Principe Barbablù torna al Teatro di San Carlo dopo dieci anni di assenza dalle programmazioni, nell’interpretazione della grande Violeta Urmana e del baritono ungherese Gábor Bretz, finissimo interprete, diretto molte volte nel ruolo di Barbablù dai più celebri maestri tra cui Daniel Barenboim, Gustavo Dudamel, Ádám Fischer, Ed Gardner, Daniele Gatti, Valery Gergiev, Daniel Harding, Michele Mariotti e Esa-Pekka Salonen. Sul podio, alla testa dell’Orchestra del San Carlo, il suo Direttore Musicale Juraj Valčuha.
Nella seconda parte del concerto, Valčuha e l’Orchestra del Teatro di San Carlo volteranno pagina con la Sinfonia n. 8 in Sol Maggiore, Op. 88 di Antonín Dvořàk. Composta in poco più di due mesi e diretta al suo debutto dall’Autore a Praga nel 1890, questa è una delle sinfonie più amate da Dvořàk.
La Sinfonia n. 8 (Sinfonia n. 4) si caratterizza per l’estrema fluidità della tessitura musicale, per la bellezza delle linee melodiche, per la sapiente e brillante strumentazione che, insieme all’assenza di forti contrasti tematici e timbrici, ne fanno una composizione di grande eleganza formale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino