Piatti tradizionali e rievocazioni storiche per la «Sagra delle antiche taverne»

Piatti tradizionali e rievocazioni storiche per la «Sagra delle antiche taverne»
A scorrerne i menu, non necessariamente ci si sentirà trasportati in un lontano passato, però di certo verrà voglia di assaggiarne i piatti, e ci si...

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A scorrerne i menu, non necessariamente ci si sentirà trasportati in un lontano passato, però di certo verrà voglia di assaggiarne i piatti, e ci si renderà conto che questi sono ispirati alla migliore tradizione culinaria nostrana. Riparte questo sabato 28 (per andare avanti sino al primo maggio, nell’azienda agraria dell’istituto di Stato per l’ambiente e l’agricoltura “Giovanni Falcone”, a via Domiziana 150 a Licola di Pozzuoli)  la “Sagra delle antiche taverne” – manifestazione che giunge alla sua ottava edizione e che si incentra appunto sulla riscoperta di antichi sapori e delle tradizioni partenopee. 


Per questo, prima di vedere cosa si potrà mangiare, da sapere che il tutto si svolgerà in un’ambientazione settecentesca: verrà ricreato un vecchio villaggio, nel quale si muoveranno oltre trecento figuranti in costume, che mostreranno pure come venivano svolti i mestieri dell’epoca e che, naturalmente, cucineranno. 
Ci saranno esibizioni di danze popolari e di musicanti che – con chitarre, tammorre, castagnelle e putipù – interpreteranno villanelle, tarantelle e tammurriate; ma non mancherà neppure la classica posteggia. Inoltre, si vedranno in giro i venditori ambulanti e si potrà osservare dal vivo la produzione artigianale di pasta fresca e di formaggi. 

E allora, veniamo al cibo, che sarà affidato a sette antiche taverne – delle quali si segnaleranno solo un paio di piatti ciascuna, ché l’elenco dei menu sarebbe troppo lungo: dal Marenaro si potranno ad esempio assaggiare la zuppa di stocco e patate, o il coppo di alici e calamari fritti; dai Poverelli, pasta e cavolo e i fegatini con la rezza; mentre dai Ciceri ci saranno la pasta con le cicerchie, e fagioli e scarole; dal Casaro la ricotta con le mostarde e il fagottino di treccia alla brace; e dal Chianchiere le polpette fritte e gli scagliozzi di polenta. Ancora, alla Taverna del ragù, paste e carni al ragù naturalmente, ma anche carciofi alla brace; a quella della Fava, le trofie al pesto di fava e i formaggi alla brace con purea di fave o di friarielli; infine, a quella delle Dolcezze flegree, non solo dolci ma anche liquori casalinghi e frutta fresca. 


Da sapere inoltre che l’istituto “Falcone” (sul cui sito istitutofalcone.gov.it si possono trovare maggiori informazioni sulle sue attività e sulla manifestazione) offre la possibilità di visitare le proprie serre – che custodiscono piante ornamentali e aromatiche – e la bottega-laboratorio, dove vengono lavorati i prodotti biologici, tra i quali soprattutto marmellate, confetture, mostarde e miele (proveniente dagli alveari della struttura).  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino