Un suggestivo, meraviglioso palcoscenico naturale fatto di vicoli, portoni e i bassi di quel che resta del vecchio Borgo di Sirico a Saviano allestiti con biancheria merlettata,...
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Non una sagra, ma un intenso lavoro organizzativo e di ricerca per riscoprire e rappresentare le antiche atmosfere di vita paesana. Una passeggiata che si snoda attraverso la “strada a serpente”, vicoli, cortili e gli “antichi portoni" del borgo sapientemente trasformato in un suggestivo scenario pittoresco e fantasioso con luci, colori e ritmo, con spazi dedicati alla gastronomia, musica e divertimento di un passato «spensierato e non solo». Ma con un filo conduttore unico: ‘o ’nciucio, il pettegolo. La diceria che si fa e si trasmette ad un altro allo scopo di divulgare la cattiveria e maldicenza. Che qui a Sirico, nell'era dei social e del digital 4.0, nell'era di una società che chiede di correre e favorisce il tam tam tra le persone attraverso un displey e le chat, viene invece recitato e raccontato dal vivo dalla 'nciucessa, la protagonista assoluta del chiacchiericcio paesano. Ma anche cantato e suonato, ballato al ritmo di tammorra pizzica taranta. E poi le antiche e succulenti pietanze locali. In ogni vicolo, portone, basso, come in tempi antichi, si riassaporeranno i tradizionali piatti tipici locali e del buon vino, accompagnati da musica, balli e soprattutto ‘o ‘nciucio.
Quante cose dimenticate, tante preziosamente conservate, che rivivono con sorpresa di tanti perché i siricani con questa festa accolgono i visitatori e condividere con essi tutto ciò che di caro e raro hanno conservato.
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Il Mattino