Il Teatro San Carlo celebra i suoi vip da Sophia Loren e Totò a Mattarella

Il Teatro San Carlo celebra i suoi vip da Sophia Loren e Totò a Mattarella
I giocattoli della «Bohème» di Emma Dante e l'ultimo applauso a Mattarella in occasione dell'«Otello», in novembre. Un recital di Luciano...

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I giocattoli della «Bohème» di Emma Dante e l'ultimo applauso a Mattarella in occasione dell'«Otello», in novembre. Un recital di Luciano Pavarotti negli anni 80 con il pubblico sul palcoscenico seduto intorno al pianoforte, Leyla Genger che saluta la sala dopo «Adriana Lecouvreur» nel 66, la Callas, la Tebaldi. E poi, i costumi disegnati da Capucci per «Capriccio» di Strauss e alcuni modelli di Sarli provenienti dalla Fondazione Mondragone. C'è anche questo nella nuova mostra «Pret à parterre: di moda in modi al San Carlo», che il teatro apre in questo scorcio di dicembre al MeMus di Palazzo Reale. Un nuovo allestimento del piccolo museo che non racconta il teatro ma il suo pubblico, in un momento in cui, nota il direttore generale Emmanuela Spedaliere, «il pubblico ci è molto mancato». 

Nata nei giorni bui della chiusura a causa del Covid, la mostra mette in primo piano gli ospiti della sala del Niccolini. Tra loro anche una storica abbonata come Anna Barnaba, più di 90 primavere all'attivo e l'entusiasmo di una ragazzina, la signora si è messa in abito da sera prestandosi ad una intervista per un filmato proiettato a lato dell'esposizione: «Giovanissima già frequentavo l'opera, adoravo Un bel dì vedremo, la speranza, i sogni evocati da Madame Butterfly... Il San Carlo è la mia casa, ma nessun luogo è bello come il nostro teatro», dice orgogliosa. Anche Sergio Ragni, da poco eletto cittadino onorario di Pesaro per i suoi studi e ricerche su Rossini, ha preso parte all'iniziativa che nasce sul filo della memoria col teatro raccontato dagli anni 50 ad oggi. 

Nelle vetrinette sono esposti materiali d'archivio, vecchi programmi, fotografie dell'archivio Carbone che per anni ha documentato le soirée sancarliane. Ecco allora Sophia Loren, Totò, la Lollobrigida giovanissima affacciata ad un palco con tutt'intorno uomini adoranti, Ingrid Bergman che assiste alla regia dell'«Otello» firmata da Rossellini. Ma anche i parterre istituzionali delle «prime»: Gronchi, Leone, Lauro, Andreotti. E tanti, tanti napoletani, spesso in abito da gran sera. «Impossibile riconoscerli tutti, anzi, invitiamo amici e parenti a dare un nome a queste foto, stiamo preparando un catalogo, vorremmo che chi si riconosce o riconosce qualcuno lo segnali» chiede la Spedaliere, tra gli artefici della mostra con Giovanna Tinaro e Giusi Giustino che ha recuperato dalla sartoria abiti e accessori e realizzato anche un angolo per i più piccini e uno per i non vedenti con le didascalie in braille. In un altro angolo anche le borsette del nuovo merchandising realizzate a mano da Carmela Piscopo impreziosite dalle fibbie ideate da Antonella Lanini che riproducono i fregi del San Carlo. 

«Ancora oggi al San Carlo si respira un'atmosfera sospesa nel tempo», nota il sovrintendente Lissner, nell'individuare quel rapporto speciale tra i napoletani e il loro teatro, napoletani che si vestono a festa in ricordo dei tempi in cui anche il re e la sua corte frequentavano gli spettacoli. «Perché qui, per la prima volta, si vede in mostra non il teatro ma chi lo abita», spiega il coordinatore dell'area artistica Ilias Tzempetonidis: «Il vero protagonista è il pubblico, ma si vedono anche i grandi artisti che hanno calcato questo storico palcoscenico». 

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Il Mattino