«Medeya», al teatro Serra di Napoli il mito di una donna costantemente bloccata tra il bene e il male

L'esibizione - che andrà in scena dal 2 al 4 febbraio - è ispirata alla tragedia di Euripide

Teatro Serra di Napoli
L’attualità di un testo classico che racconta l’eterna lotta tra bene e male, senso del divino e passione terrena, magia e ragione. Tutto questo è...

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L’attualità di un testo classico che racconta l’eterna lotta tra bene e male, senso del divino e passione terrena, magia e ragione. Tutto questo è «Medeya», una rivisitazione da «Euripide» con Giulia Piscitelli Stefania Ventura che ne cura anche la regia. 

Medea, moglie dell’eroe Giasone che aveva aiutato nella conquista del vello d’oro, che cura da ogni male, grazie alle sue arti magiche, viene ripudiata dal marito per sposare la figlia del Re di Corinto, salire al trono della città e trasmettere il titolo agli eredi. Accecata dall’ira, la donna uccide la promessa sposa e i suoi stessi figli, per lasciare l’uomo che l’ha abbandonata senza discendenza e vola verso Atene sul carro del Sole.

Nel suo svolgersi, la vicenda è avvincente, ricca di magia, affabulazione, interventi divini, complesse trame umane – il nome della protagonista deriva dalla parola «medeya» che significa stratagemma, inganno – che offrono la possibilità di raccontare i sentimenti e le emozioni degli esseri umani, nella loro purezza, senza giudizio né retorica, in tutta la loro grandezza e bellezza, che dei miti, sapevano rispecchiare e incarnare. 

«Ho sempre vissuto il teatro come gioco, nel senso di to play e per questo, ho deciso di cogliere la sfida di una tragedia, con divertimento. Con rispettoso divertimento. Il testo è quello di Euripide, ma il progetto registico costruito intorno, cerca di coinvolgere il pubblico senza angosciarlo» dice Stefani Ventura

Lo spettacolo è un'esperienza intensa e coinvolgente, che ci fa capire come le tragedie greche parlino anche al nostro mondo moderno, «pieno di Medee» sottolinea ancora la regista il cui allestimento dà vita ad un bellissimo gioco di luci e ombre personali, che si rispecchia anche nella scenografia, eco-sostenibile, realizzata con materiali di riciclo, potente nella sua semplicità.

Lo spazio scenico è, infatti, diviso in due parti: il letto di Medea, a rappresentare il suo lato umano e passionale e una struttura che restituisca l’idea di una gabbia, simbolo dell’anima imprigionata di una protagonista costantemente bloccata tra il bene e il male.

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Il Mattino