Napoli, 40 tablet in regalo ai piccoli pazienti del Pausilipon

Napoli, 40 tablet in regalo ai piccoli pazienti del Pausilipon
40 tablet di ultima generazione sono stati donati all’Associazione Open Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma attiva presso il Pausilipon, dove sono ospitati fino a...

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40 tablet di ultima generazione sono stati donati all’Associazione Open Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma attiva presso il Pausilipon, dove sono ospitati fino a trentotto tra bambini ed adolescenti, le cui famiglie, in molti casi, vivono al limite della soglia di povertà.

La consegna dei dispositivi, da parte del sindaco Luigi de Magistris, che ha patrocinato l’iniziativa, è avvenuta nella Sala della Giunta dove sono intervenuti le assessore Alessandra Clemente ed Annamaria Palmieri, Francesco Ferraro per il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, Sergio Mannato Presidente Associazione Borgo Marechiaro, che hanno promosso il progetto, Lucio Iadarola per la Associazione Open (Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma), ed in collegamento Nicola Silvestri Direttore medico dell'Ospedale Pausilipon-Santobono.

La donazione dei dispositivi è stata effettuata da una azienda napoletana che ha chiesto l’assoluto anonimato avendo a cuore esclusivamente l’interesse dei bambini in difficoltà.

Questo progetto – hanno sottolineato i partecipanti - offrirà a tutti i minori ospedalizzati l'opportunità di continuare a seguire regolarmente i programmi scolastici attraverso la didattica a distanza, restando “connessi” ed in contatto con i propri compagni di classe e gli insegnanti, che forniranno l'aiuto necessario durante il ricovero in ospedale, unitamente ai volontari formati ed agli operatori psicologici.

I tablet saranno, altresì, impiegati al di fuori delle ore di lezione ed allo scopo di favorire momenti di svago e di gioco ai bambini, come una parte integrante della cura e come fattore determinante nella riduzione dello stress, nell’alleviamento del dolore e della paura.

In tal modo, si garantirà ai piccoli pazienti il diritto di non perdere la propria identità durante il periodo di ricovero, consentendo loro di collegarsi con gli affetti più cari, con i fratelli e le sorelle e gli amici, salvaguardando così il contatto con l'ambiente esterno. 

 

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Il Mattino