Una tegola da 48 milioni di euro pende sui conti dell’Anm. La Cassazione riapre la partita sul contenzioso con la Regione sui contributi erogati nella seconda metà...
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Il contenzioso sui conguagli ha una storia lunghissima, legata al meccanismo dei contributi regionali alle aziende dei trasporti ideato negli anni ‘80. I fondi, infatti, venivano anticipati dalla Regionee che li erogava a preventivo, calcolandone l’importo sulla base di alcuni parametri, come il costo del servizio e i presunti ricavi, che venivano determinati ogni anno. La legge 16 del 1983 però prevedeva la possibilità di successivi conguagli, che dovevano avvenire entro il 31 maggio dell’anno successivo a quello di riferimento. Secondo il Comune di Napoli, per quattro anni (dal 1994 al 1997), la Regione Campania non determinò i conguagli. Solo nel 1999, con un’apposita legge, stabilì di procedere al conguaglio entro tre mesi. Le delibere per recuperare le somme che la Regione riteneva di aver versato in eccesso, però, arrivarono solo nel 2000, oltre i tre mesi. Per questo, il Comune decise di impugnarle al Tar, che nel 2002 accolse i ricorsi. La Regione, però, nel 2004 riaprì, con una nuova delibera, i termini per i conguagli per altri tre mesi, chiedendo all’Anm, l’anno dopo, di restituire 51 milioni, disponendo di compensare il credito con i contributi spettanti ad Anm per 48 milioni. Anche in questo caso, Comune e Anm fanno ricorso al Tar, che l’accoglie e rimette la palla alla Corte Costituzionale. Ed è qui, che avviene la svolta, perché la Consulta, nel 2007 dichiara l’incostituzionalità della legge regionale, nella parte relativa ai conguagli. Seguono altri giudizi amministrativi. Nel 2009, intanto, la Cassazione accoglie il ricorso della Regione e dichiara la giurisdizione del giudice ordinario. Nel 2010 arriva un nuovo decreto regionale che revoca i contributi erogati all’Anm dal ‘94 al 2002 e chiede al Comune 802 milioni di euro, che sono ridotti a 48,6 “per motivi di opportunità ed equità”. Il Comune presenta un nuovo ricorso al Tar, che l’accoglie ancora una volta e annulla il decreto regionale. Insomma, una storia lunghissima, ancora lungi dal vedere la fine.
L’Anm, intanto, proprio sui contenziosi ha avviato da alcuni anni una forte politica di risanamento. Il fondo rischi per i contenziosi, il cuscinetto di salvataggio, insomma, che l’azienda ogni anno deve accantonare per far fronte a eventuali sentenze sfavorevoli, nel 2016 ammonta a 9,2 milioni di euro, meglio del 2015, con un risparmio di circa 200mila euro, e soprattutto del 2013, quando si aggirava attorno ai 13 milioni, ma comunque molto elevato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino