Anm, altra tegola sui conti «Deve restituire 48 milioni»

Anm, altra tegola sui conti «Deve restituire 48 milioni»
Una tegola da 48 milioni di euro pende sui conti dell’Anm. La Cassazione riapre la partita sul contenzioso con la Regione sui contributi erogati nella seconda metà...

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Una tegola da 48 milioni di euro pende sui conti dell’Anm. La Cassazione riapre la partita sul contenzioso con la Regione sui contributi erogati nella seconda metà degli anni ‘90 (dal ‘94 al 2002), che dura da vent’anni, rimbalzando tra le aule dei tribunali amministrativi e civili, e perfino della Corte Costituzionale. Palazzo Santa Lucia, infatti, all’inizio degli anni 2000 aveva chiesto la restituzione delle cifre con dei conguagli. Dopo svariate pronunce che avevano dato ragione all’Anm, sui corrispettivi già incassati, una sentenza della Cassazione di pochi giorni fa ha riaperto i giochi sul biennio 1997-‘99. Il contenzioso, infatti, si è poi diviso, nel corso del tempo, sulle singole annualità. La Regione, in questo caso, aveva fatto ricorso sugli importi, calcolati dal perito del tribunale nei giudizi di ottemperanza. Conti da rifare, però, secondo la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso di Palazzo Santa Lucia e le ha concesso la possibilità di riassumere il giudizio davanti alla Corte d’Appello, e procedere quindi a riquantificare gli importi relativi, con una nuova consulenza tecnica. Una partita che l’Anm riteneva chiusa, con le sentenze che avevano annullato i conguagli della Regione per 48 milioni, e che invece adesso si riapre, rendendo incerte le cifre da mettere in bilancio per l’Anm tra le entrate e le uscite. L’azienda dei trasporti, infatti, potrebbe alla fine essere chiamata a restituire una parte di quei milioni. Cosa che comporterebbe meno soldi in bilancio e maggiore rischio di un crac. Ma è pronta a far valere ancora le sue ragioni, dando battaglia legale fino all’ultimo spicciolo. Il ricalcolo ad ogni modo non dovrebbe avere effetti immediati sui conti della società, considerando che per la complessità delle operazioni contabili, i tempi della vicenda giudiziaria potrebbero anche essere piuttosto lunghi. La nuova fase in Corte d’Appello, infatti, potrebbe richiedere anche alcuni anni per essere definita. E non è escluso che nel frattempo possa essere imbastita, magari, una transazione con la Regione Campania, visto che in piedi ci sono anche altri contenziosi, come quelli sugli adeguamenti dei contratti degli autoferrotranvieri che valgono svariate decine di milioni. L’ultima sentenza, ha portato all’erogazione ad Anm, da parte della Regione, di oltre 3 milioni di euro. Mentre altri giudizi sono in sospeso in Consiglio di Stato riguardo ai corrispettivi per i servizi minimi, con una serie di udienze calendarizzate nei prossimi mesi. Un’ipotesi, quella di una transazione, che era già stata sollevata dall’ex amministratore Ciro Maglione, all’inizio del mandatospeso e fare chiarezza sui conti, ma che richiederebbe l’apertura di un tavolo di confronto tra il Comune e Palazzo Santa Lucia. In questo modo, si risparmierebbe anche un mare di soldi per gli avvocati e le spese di giudizio. Somme consistenti, se si pensa che le tasse di registro per un decreto ingiuntivo possono arrivare anche a sfiorare i 700mila euro.

Il contenzioso sui conguagli ha una storia lunghissima, legata al meccanismo dei contributi regionali alle aziende dei trasporti ideato negli anni ‘80. I fondi, infatti, venivano anticipati dalla Regionee che li erogava a preventivo, calcolandone l’importo sulla base di alcuni parametri, come il costo del servizio e i presunti ricavi, che venivano determinati ogni anno. La legge 16 del 1983 però prevedeva la possibilità di successivi conguagli, che dovevano avvenire entro il 31 maggio dell’anno successivo a quello di riferimento. Secondo il Comune di Napoli, per quattro anni (dal 1994 al 1997), la Regione Campania non determinò i conguagli. Solo nel 1999, con un’apposita legge, stabilì di procedere al conguaglio entro tre mesi. Le delibere per recuperare le somme che la Regione riteneva di aver versato in eccesso, però, arrivarono solo nel 2000, oltre i tre mesi. Per questo, il Comune decise di impugnarle al Tar, che nel 2002 accolse i ricorsi. La Regione, però, nel 2004 riaprì, con una nuova delibera, i termini per i conguagli per altri tre mesi, chiedendo all’Anm, l’anno dopo, di restituire 51 milioni, disponendo di compensare il credito con i contributi spettanti ad Anm per 48 milioni. Anche in questo caso, Comune e Anm fanno ricorso al Tar, che l’accoglie e rimette la palla alla Corte Costituzionale. Ed è qui, che avviene la svolta, perché la Consulta, nel 2007 dichiara l’incostituzionalità della legge regionale, nella parte relativa ai conguagli. Seguono altri giudizi amministrativi. Nel 2009, intanto, la Cassazione accoglie il ricorso della Regione e dichiara la giurisdizione del giudice ordinario. Nel 2010 arriva un nuovo decreto regionale che revoca i contributi erogati all’Anm dal ‘94 al 2002 e chiede al Comune 802 milioni di euro, che sono ridotti a 48,6 “per motivi di opportunità ed equità”. Il Comune presenta un nuovo ricorso al Tar, che l’accoglie ancora una volta e annulla il decreto regionale. Insomma, una storia lunghissima, ancora lungi dal vedere la fine.

L’Anm, intanto, proprio sui contenziosi ha avviato da alcuni anni una forte politica di risanamento. Il fondo rischi per i contenziosi, il cuscinetto di salvataggio, insomma, che l’azienda ogni anno deve accantonare per far fronte a eventuali sentenze sfavorevoli, nel 2016 ammonta a 9,2 milioni di euro, meglio del 2015, con un risparmio di circa 200mila euro, e soprattutto del 2013, quando si aggirava attorno ai 13 milioni, ma comunque molto elevato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino