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Il Napoli che s’accende a Ferragosto riscalda il suo popolo che s’era raffreddato nella scorsa primavera. Il segnale è forte, al di là del - modesto - valore del Verona, al momento tra le primissime squadre candidate alla retrocessione. È il segnale per le altre big che puntano allo scudetto (non è l’obiettivo degli azzurri, Spalletti lo ha più volte chiarito) e alla Champions e per la piazza che era apparsa smarrita dopo le partenze dei big. C’è vita su questo pianeta anche oltre Ospina, Koulibaly, Insigne e Mertens (e Fabian). Perché è stata costruita una base solida nel tempo e i primi innesti Kvaratskhelia e Kim Min-Jae si sono fatti subito apprezzare: il georgiano per la qualità tecnica che gli ha consentito di segnare un gol di testa e di offrire un perfetto assist a Zielinski; il coreano per la forza fisica e per le uscite palla al piede che hanno ricordato quelle di Koulibaly.
Non si devono fare confronti con chi è partito, si deve aspettare che i nuovi si integrino con chi c’era ed è ripartito da protagonista - si pensi alle ottime prove di Lobotka e Anguissa; su buoni livelli anche Lozano - per avere un quadro più chiaro delle prospettive del Napoli che Spalletti ha accarezzato felice dopo la cinquina di Verona, esaltando Kim («Sontuoso») e lo slovacco a cui consegnò le chiavi del centrocampo un anno fa («Lobotka sembrava Iniesta»).
Le squadre che hanno maggiori valori tecnici possono subire piccoli incidenti di percorso - i due gol subiti dal Milan e dal Napoli - ma poi la differenza emerge. È accaduto questo a Verona, dove è piaciuta la compattezza della squadra, oltre alle verticalizzioni e alla spinta sulle fasce assicurata a destra da Lozano e a sinistra da Kwara. Certo, si deve lavorare su alcuni limiti emersi già nello scorso campionato, come l’opportunità di una maggiore lucidità sotto porta, anche se a Ferragosto sono state segnate cinque reti, e una superiore attenzione nella propria area. Ci sono altre tre partite da giocare prima della chiusura del mercato, De Laurentiis e il suo staff vorrebbero chiudere in questa settimana le tre operazioni messe in cantiere per completare la rosa: Navas, Ndombele (arrivo legato alla cessione di Fabian) e Raspadori, che consentirebbe al Napoli di sdoppiarsi tatticamente e poter giocare con il 4-2-3-1 al momento accantonato da Spalletti perché ha deciso di far arretrare Zielinski, che - ha spiegato il tecnico - si era sentito mortificato per l’infelice girone di ritorno dello scorso campionato.
La molla dell’orgoglio è scattata a Verona, non soltanto per il polacco. Era tanta la voglia degli azzurri di dimostrare al di fuori dello spogliatoio quanta energia abbia questo gruppo. Fondamentale partire bene e il Napoli è partito fortissimo, con cinque reti in quello stadio come al solito carico di livore verso una squadra meridionale e i suoi calciatori dalla pelle nera. Osimhen ha subito una scarica di insulti che non ha lasciato indifferente il giudice sportivo anche se a nulla servirebbe una nuova chiusura della curva gialloblù, come accadde nello scorso campionato dopo gli ululati verso Koulibaly e Victor, perché è una sanzione troppo lieve per certa gentaglia.
Il Mattino