L’ultimo in ordine di tempo si chiama Antonio De Pisapia. È l’ottavo medico morto in Campania, da quando è iniziata l’emergenza coronavirus. Non ce...
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La spoon river dei medici è la più drammatica. I morti in camice bianco sono davvero tanti. E l’Ordine nazionale dei medici ha deciso di listare a lutto il suo sito, pubblicando ogni giorni la lista dei deceduti per coronavirus. Una lista che si aggiorna di continuo ed è arrivata, in tutt’Italia, a 88 nomi. Accanto a ognuno, il sito dell’Ordine nazionale dei medici segna la data di morte e la specializzazione. Numeri alti, se si aggiungono anche 25 infermieri deceduti e ben 5500 contagiati. Ora, per tutti, i medici sono diventati «eroi» o «angeli in mascherina». Prima erano una categoria che godeva scarse simpatie. Cambiano le prospettive, complice la grande paura e la psicosi da coronavirus. In prima linea, ci sono proprio loro: medici e infermieri che non si risparmiano e hanno dovuto fare i conti, specie nei primi giorni dell’emergenza, con la mancanza di mascherine e altri strumenti per proteggersi dal contagio nel contatto con i pazienti.
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Sono otto i medici campani morti per coronavirus. Il 9 per cento del totale in Italia. I medici di base sono in prevalenza. Prima di Antonio De Pisapia, era morto a Castellammare un medico molto conosciuto e amato per essere stato anche assessore nel 2002 delle giunte di sinistra presiedute da Ersilia Salvato: il sessantunenne Giovanni Tommasino. Nei giorni precedenti al contagio, aveva continuato a visitare i suoi pazienti, invitando la gente a stare a casa anche se lui non poteva «perché sono un medico». «Sempre in prima linea ad ascoltare tutti e ad affrontare i problemi, non si è risparmiato» lo ha ricordato Ersilia Salvato.
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Anche Gaetano, detto Nino, Autore era un medico di base. Viveva a Pozzuoli con la famiglia, ma i suoi due studi erano nel quartiere Vomero di Napoli. Aveva ridotto l’orario delle visite, ma proseguiva la sua attività. È morto all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, pochi giorni dopo il contagio. Aveva 69 anni e sarebbe andato in pensione tra non molto. Sul suo profilo Facebook aveva scritto agli inizi di marzo: «Io sono un medico e non posso, ma tu resta a casa». Tre medici di base stroncati dal virus, la categoria più a diretto contatto con i pazienti che ha denunciato all’inizio la carenza di dispositivi protettivi essenziali, come le mascherine.
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Ma in Campania nella spoon river dei medici ci sono anche specialisti, apprezzati e conosciuti oltre i confini italiani. Come Maurizio Galderisi, cardiologo e docente di Medicina alla Federico II. Vice presidente della Eacvi (Eueopean Association of Cardiovascular Imaging) era uno specialista apprezzato nell’esame ecografico del sistema cardiocircolatorio. Nell’ultimo mese e mezzo prima di ammalarsi, aveva girato molto proprio per la sua attività: il Belgio, Londra, Parigi e Milano alcune delle sue tappe. A marzo aveva festeggiato il traguardo delle 400 pubblicazioni. È morto all’ospedale Cotugno, ricordato e celebrato da docenti e colleghi italiani e europei. Era conosciuto anche Massimo Borghese, otorino in servizio all’Emicenter di Casavatore in provincia di Napoli morto a 63 anni, o il medico legale Antonio Buonomo che invece di anni ne aveva 65. Non solo medici, in questo triste elenco. Al Rummo di Benevento, e ricordato con affetto dal sindaco Clemente Mastella, è morto Salvatore Calabrese di Solopaca, caposala 57enne del centro operativo del 118. E poi Enzo Lucarelli, il più giovane con i suoi 44 anni, autista soccorritore della Croce Italia di Quarto. Per il suo lavoro, prendeva 35 euro al giorno. Spoon river tragica, con chi è più a rischio di altri. E il numero alto dei contagiati lo conferma. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino