Dialogare con la piazza ​o vinceranno i violenti

Dialogare con la piazza o vinceranno i violenti
Sono passati otto mesi da quando si è diffuso in Italia il coronavirus. A maggio pareva che la pressione si fosse allentata: si contavano 225 mila contagiati e 32 mila...

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Sono passati otto mesi da quando si è diffuso in Italia il coronavirus. A maggio pareva che la pressione si fosse allentata: si contavano 225 mila contagiati e 32 mila morti. Si sperava che con l’estate la situazione migliorasse. E’ accaduto il contrario, per l’incoscienza dei più e l’imprevidenza di quelli che si erano pure dotati di poteri straordinari. Oggi i contagiati sono mezzo milione, i morti in più da maggio, per fortuna, sono stati solo 5 mila.

Sono cambiati però l’atteggiamento e il comportamento dei cittadini. Al senso di responsabilità e di sacrificio dimostrati nei mesi del lockdown sono subentrate l’insofferenza e la protesta contro le decisioni improvvisate e cervellotiche dei governanti, che stanno purtroppo dimostrando la loro completa inadeguatezza a trovare soluzioni efficaci per emergenze drammatiche.

Nei mesi estivi non è stato fatto niente per affrontare i problemi che, si sapeva e si diceva, sarebbero esplosi in autunno. Soprattutto non si è provveduto ad attrezzare adeguatamente le strutture ospedaliere, per le esigenze specifiche richieste dalla diffusione del virus. Politici e amministratori, invece di risolvere le carenze più urgenti ed evidenti, hanno fatto di tutto per apparire interessati essenzialmente alle loro carriere e alla loro progressione, corazzati dentro le laute prebende e privilegi. 

Di fronte alla diffusione dei contagi sono stati assunti provvedimenti discutibili e contraddittori, che aggravano le condizioni di vita di settori consistenti della popolazione.

Chiudere teatri, cinema, ristoranti e altri luoghi d’incontro, dopo aver imposto rigide regole di sanificazione, è tanto facile quanto pericoloso per le conseguenze deleterie. Proclamare lockdown regionali e bloccare il traffico fra le province, come ha fatto il presidente De Luca, è l’espressione di una infondata volontà di potenza. Come è pericolosamente irresponsabile sproloquiare in tv mentre la città brucia, come ha fatto il peggiore sindaco d’Italia.

Purtroppo stanno venendo al pettine i nodi di una situazione da tempo degenerata nel campo delicato della direzione politica, sempre più affollato di personaggi inadeguati ad affrontare le difficoltà e a risolvere i problemi più drammatici. Per questo l’Italia è diventata una polveriera, che rischia di esplodere se non cambiano subito i comportamenti e le decisioni dei politici e degli amministratori.

Le manifestazioni di protesta che si stanno diffondendo in tutto il paese sono espressione di un malessere crescente di interi settori della società italiana colpiti direttamente dalle drammatiche conseguenze economiche dei provvedimenti assunti per cercare di fermare la diffusione del virus. Non si possono sottovalutare o addirittura ignorare i problemi drammatici di milioni di cittadini che vedono ridursi drasticamente o addirittura scomparire le abituali fonti di reddito.

E’ giusto e necessario fermare il contagio. Ma bisogna limitare una continua insistenza mediatica, che rischia solo di accentuare preoccupazioni e paure. Come è necessario che i giovani usino tutte le precauzioni e si evitino irresponsabili assembramenti, è opportuno però che, come tutte le persone in buona salute, possano circolare e frequentare teatri, cinema, ristoranti e altri luoghi d’incontro in modo che non si blocchino sine die la vita e l’attività di un intero paese.

Quindi massime precauzioni e attenzione per evitare la diffusione del contagio, ma anche provvedimenti politici e amministrativi in grado di riattivare la vita del paese e la ripresa dei tanti settori finora penalizzati ingiustamente e indotti perciò a proteste che possono divenire sempre più drammatiche.

Bisogna quindi che i politici smettano di polemizzare tra loro, alla ricerca di penose esposizioni mediatiche, e riescano a presentare soluzioni efficaci di fronte all’aggravarsi di situazioni largamente previste, ma non affrontate e superate in maniera adeguata quando c’era tutto il tempo necessario. Altrimenti la protesta dilagherà nel paese e potrà dare adito all’infiltrazione di ben note forze criminali che hanno tutto l’interesse a pescare nel torbido e a trovare sempre nuove strade per incrementare i loro illeciti affari. È necessario però distinguere sempre tra chi protesta perché non ha più un soldo e chi fa il suo mestiere di criminale.
 

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Il Mattino