Napoli: impennata di contagi tra i bimbi, al Santobono riapre il reparto Covid

Napoli: impennata di contagi tra i bimbi, al Santobono riapre il reparto Covid
Boom di contagi pediatrici a Napoli con una rapida impennata di casi Covid positivi tra bambini molto piccoli, con meno di un anno di età. Al Santobono sono stati...

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Boom di contagi pediatrici a Napoli con una rapida impennata di casi Covid positivi tra bambini molto piccoli, con meno di un anno di età. Al Santobono sono stati ripristinati, alla vigilia di Natale, i percorsi di accesso per i ricoveri e sono stati riaperti i battenti del reparto Covid allestito all’inizio della pandemia. Dalla primavera scorsa l’unico centro di riferimento pediatrico rimasto in piedi a Napoli e provincia e per l’intera Campania era quello del Policlinico Federico II. 

«Ci troviamo con un pronto soccorso invaso da casi di influenza e bronchioliti - avverte Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del Santobono – a cui negli ultimi giorni si sovrappongono i casi Covid i cui sintomi di esordio sono molto simili per cui diventa complicato gestire l’attuale massiccio afflusso di bambini con infezioni da Sars-Cov-2. Il giorno di Natale – aggiunge Tipo - ci siamo trovati a registrare più di trenta bambini positivi al Covid in pronto soccorso, il più alto numero in 24 ore, dall’inizio della pandemia. Sebbene solo una piccola percentuale di bambini abbia necessità di ricovero siamo stati costretti a ripristinare il reparto Covid collegato con il percorso che fu attivato durante le prime ondate. Siamo insomma tornati all’assetto che avevamo predisposto nelle fasi più acute della pandemia». Dei 10 posti letto Covid di cui dispone il Santobono cinque sono attualmente occupati da piccoli pazienti, 3 hanno meno di tre mesi e gli altri meno di un anno. Nessun piccolo paziente ha avuto bisogno di assistenza rianimativa. 

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Un’eccezione dunque il caso da terapia intensiva del neonato di Sessa Aurunca trasferito alla vigilia di Natale al Bambin Gesù di Roma per essere intubato. Le sue condizioni sono comunque in netto miglioramento. Un poppante infettatosi alla nascita dalla madre diventata positiva a cavallo dei giorni del parto. Quando si è trattato di trovare una rianimazione neonatale tutte le incubatrici del centro di riferimento regionale ubicato al Policlinico Federico II erano occupate. «Siamo anche noi strapieni – avverte Alfredo Guarino responsabile del centro hub Covid pediatrico del Policlinico Federico II – in questo momento abbiamo 7 bambini di cui 6 neonati e uno di 7 mesi. Uno dei piccoli ha distress respiratorio, due enzimi cardiaci alterati sintomo di sofferenza del cuore e uno presenta una situazione immunologica da valutare con attenzione per l’iper attivazione del sistema immune. Gestiamo inoltre un’infinità di telefonate e cerchiamo di gestire al meglio le preoccupazioni di pediatri di famiglia e soprattutto di mamme. Tutta la gestione dei casi meno complessi viene rinviata a una valutazione della rete dei pediatri di base. Le vacanze natalizie del personale sono state tutte rinviate. In sostanza siamo nella situazione che purtroppo avevo previsto quando nei mesi scorsi temevo una “tempesta perfetta”. E intanto c’è la variante Omicron in arrivo con cui dovremo fare i conti». 


«L’emergenza Covid - spiega Maria Triassi, ordinaria di epidemiologia, Igiene e medicina preventiva nonché presidente della scuola di Medicina della Federico II - ha coinvolto moltissimi neonati come risultato delle visite di riunioni di famiglia di questi giorni. I contagi sono passati per le neo-mamme molte delle quali non si erano vaccinate. Generalmente i neonati presentano sintomi lievi ma per le coinfezioni con influenza e virus respiratorio sinciziale e in alcuni casi rari per suscettibilità individuale vediamo situazioni più serie». «Se le mamme sono infette spesso viene anticipato il parto - aggiunge Maurizio Guida, professore ordinario di Scienze ostetrico- ginecologiche del policlinico Federico II - solo in casi eccezionali il neonato si infetta dalla mamma (cosiddetta infezione verticale) e generalmente non ha grandi problemi. In presenza di sepsi del neonato o di patologie associate è invece necessaria un’assistenza in Terapia intensiva neonatale».

 

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Il Mattino