Vaccino in Campania, fiale pronte: ma è scontro con i medici su chi deve avere precedenza

Vaccino in Campania, fiale pronte: ma è scontro con i medici su chi deve avere precedenza
A Capodanno non fuochi d’artificio ma vaccini antiCovid per festeggiare il 2021. Oggi arrivano in Campania le prime 33 mila dosi della Pfizer che saranno distribuite nel 90%...

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A Capodanno non fuochi d’artificio ma vaccini antiCovid per festeggiare il 2021. Oggi arrivano in Campania le prime 33 mila dosi della Pfizer che saranno distribuite nel 90% per cento dei 27 punti vaccinali in tutte le province della regione. Materialmente scatterà domattina il semaforo verde per le prime somministrazioni. L’Unità di crisi regionale ha già allertato la rete vaccinale. Ieri mattina alle 11 il presidente della Regione Vincenzo De Luca, nel programmato faccia a faccia con i direttori generali, ha posto un diktat a tutti i manager: si parte comunque anche se ci sono le feste ed è Capodanno. I vaccini destinati alla Campania saranno consegnati in tre tranche: la prima oggi, composta appunto di 33 mila dosi, la seconda il 4 gennaio e la terza l’11 del mese fino a comporre il totale delle circa 136 mila fiale attese. Saranno sufficienti ad effettuare la prima somministrazione per l’80 per cento della platea di 155 mila candidati (operatori sanitari e sociosanitarie delle strutture pubbliche e accreditate) ad essere vaccinati per primi.

Sulle categorie prioritarie è in atto uno scontro: ci sono in particolare tre richieste, due indirizzate all’Unita di crisi e una a De Luca da parte dell’Ordine dei Medici di Napoli per l’inserimento tra i camici bianchi da vaccinare subito, di pensionati, odontoiatri, dottori di Medicina primaria (medici di famiglia e della continuità assistenziale, della medicina dei servizi e della pediatria di base) compresi i giovani in formazione e le Usca. Richieste per ora ferme sull’inderogabilità delle linee guida nazionali. L’organizzazione imposta dal Ministero segue stringenti regole. A fare pressing in Unità di crisi c’è anche Pina Tommasielli che ha chiesto appunto di allargare il bacino di utenza da vaccinare subito, già in questa prima fase. Una questione sentita e argomentata sulla scorta dell’elevato tributo di contagi, anche letali, pagato appunto dalla medicina primaria che effettua da tempo ormai tamponi, visite domiciliari e tamponi coadiuvando alle attività di gestione dei pazienti Covid sul territorio. Un suggerimento che tuttavia si sarebbe infranto sul muro eretto dal commissario nazionale per l’emergenza.

Probabilmente, proprio a causa della vaghezza delle linee guida nazionali, c’è ora molta attenzione su chi si vaccina. Negli incontri che si sono svolti anche a livello di Conferenza Stato-Regioni si continua a sottolineare che il vaccino è destinato a chi lavora in ospedale e nelle strutture accreditate e nelle Rsa per anziani o nelle strutture albergo sebbene le categorie a rischio siano molto più ampie. Basti pensare ai disabili, ai medici liberi professionisti, ai dentisti e agi stessi medici di famiglia e di guardia medica che effettuano visite e tamponi a domicilio o presso gli studi. Il pressing che parte dalla Campania potrebbe presto riverberarsi sui livelli di rappresentanza ordinistica e sindacale nazionali abbracciando anche gli Ordini delle 19 professioni sanitarie, delle professioni infermieristiche e delle Ostetriche.

Restano in piedi le questioni sollevate dai medici che si sono contagiati durante la prima e la seconda ondata e che, all’esame sierologico, risultano privi di anticorpi e dunque ugualmente esposti a nuove infezioni. Le linee guida nazionali non hanno fatto chiarezza e anche nelle ultime circolari non sono previste esclusioni ma nemmeno inclusioni. Allo stato attuale dunque le priorità restano quelle definite. Saranno sottoposti a profilassi, con le prime dosi in arrivo da oggi e poi a gennaio, tutti gli ospedalieri, gli addetti medici e sanitari dei centri Covid, operatori e degenti delle Rsa per anziani. Da febbraio e marzo si procederà con altri ultra ottantenni con e senza disabilità, le strutture sociali, altri operatori sanitari, compresi i liberi professionisti e i medici di famiglia in base a fattori di rischio, indice di esposizione al virus ed età. 
 

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Il Mattino