«Cpl Concordia», bocciata l’inchiesta dei pm

«Cpl Concordia», bocciata l’inchiesta dei pm
 Non luogo a procedere, accuse che non hanno retto al primo vaglio di un giudice, ipotesi che non hanno reso possibile neppure l’apertura di un processo. A distanza di...

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 Non luogo a procedere, accuse che non hanno retto al primo vaglio di un giudice, ipotesi che non hanno reso possibile neppure l’apertura di un processo. A distanza di due anni dal terremoto giudiziario che colpì l’ex management del colosso delle coop, la Cpl Concordia, denunce e testimonianze, intercettazioni e appostamenti sono finiti in un vicolo cieco. È stato il gup del Tribunale di Roma a disporre il non luogo a procedere, per insussistenza dei fatti contestati, in favore di Roberto Casari, ex presidente della Cpl Concordia, nell’ambito di uno dei filoni di indagine nati a Napoli nel pieno di una stagione investigativa decisamente effervescente. Ricordate gli arresti del manager delle coop rosse? La storia della metanizzazione di Ischia che spinse nomi eccellenti nel tritacarne mediatico?



Oggi gli esiti processuali sembrano dare torto al pool di magistrati partenopei, vale a dire i pm Carrano, Loreto e Woodcock (e del pm romano che ha ereditato il fascicolo), oltre a sconfessare il lavoro dei carabinieri del Noe, gli stessi del capitano Gian Paolo Scafarto, ora più che mai nella bufera per l’inchiesta Consip. Ma restiamo alla cronaca di ieri, al proscioglimento pronunciato dal gip di Roma. Non luogo a procedere anche per un ufficiale della Guardia di Finanza in servizio all’Aise, Paolo Costantini, per l’amministratore delegato della società White star snc, e per la società Cpl. Lo ha reso noto un comunicato dello studio legale Grande Stevens, che in questa vicenda ha difeso Casari e che coglie l’occasione anche per fare una sorta di pro memoria sullo stato dei processi nati a Napoli nel 2015 sulla Cpl Concordia.

Come è noto, i fascicoli con le diverse ipotesi di reato vennero trasferiti a Modena, Roma, Napoli nord. Questioni di competenza territoriale, soprattutto sulla scorta di ipotesi di accusa costruite in gran parte su intercettazioni telefoniche, blitz a sorpresa, confessioni estemporanee. Fatto sta che a Napoli è rimasto solo il filone che riguarda la metanizzazione di Ischia, dove è imputato in primo grado l’ex sindaco Giosi Ferrandino; mentre una parte di questa vicenda è stata trasmessa per competenza territoriale a Modena, dove, a distanza di due anni il processo non è ancora iniziato.

A Napoli nord, invece, si sta celebrando il processo a carico di alcuni ex dirigenti Cpl concordia, ritenuti accusati di aver stretto accordi con i clan casalesi per la metanizzazione dell’agro aversano (questa indagine viene condotta da un pool diverso della Dda di Napoli). E torniamo alle accuse ieri bollate come insufficienti a tenere in vita un processo, secondo la valutazione del gup romano. Questo filone - spiegano i legali di Casari - nasceva dalle rivelazioni di Francesco Simone, responsabile relazioni istituzionali di Cpl e dalle intercettazioni telefoniche eseguite dai Carabinieri del Noe, al comando del capitano Scafarto, ed ipotizzava la corruzione da parte di Casari dell’ufficiale dei servizi segreti italiani, di stanza negli Emirati Arabi, per ottenere notizie riservate (non meglio specificate nel capo di imputazione)».

Un’accusa al momento ritenuta infondata. Soddisfazione da parte della difesa di Casari, rappresentata dagli avvocati Luigi Chiappero, Stefania Nubile, Luigi Sena, Massimo Vellani, anche in relazione ad un recente proscioglimento dello stesso Casari per il fotovoltaico in un’altra vicenda giudiziaria. Insomma, niente servizi segreti deviati e ufficiali della finanza ritenuti al servizio di imprenditori senza scrupoli, sembra di capire, a differenza di quanto sostenuto dalla Procura di Napoli e dagli stessi pm di Roma, che ieri mattina avevano chiesto il rinvio a giudizio degli imputati.


Una vicenda che presenta alcune analogie con il caso Consip, non fosse altro per alcune anomalie venute fuori a Napoli nel corso della deposizione del capitano Scafarto, autore delle indagini per conto dei pm del Centro direzionale: anche in questa vicenda, seguendo una fuga di notizie, si arriverà ad intercettare il generale della Finanza Michele Adinolfi mentre chiacchiera con l’ex premier Matteo Renzi, in uno scenario culminato all’archiviazione del militare. Vicende simili sull’asse Napoli-Roma, proprio mentre oggi dovrebbe essere reperito il braccialetto elettronico che consentirà ad Alfredo Romeo di lasciare il carcere. Quattro mesi e mezzo dopo un altro terremoto, quello sul caso Consip, nato a Napoli e approdato a Roma per competenza territoriale in una traiettoria quanto mai indefinita.
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Il Mattino