La discesa in campo di Paolo Siani, pediatra, fratello di Giancarlo, il giornalista del «Mattino» ucciso dalla camorra e, da quando è stata ufficializzata la...
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Ci vorranno ancora due settimane almeno e una serrata serie d’incontri nei diversi schieramenti politici per venire a capo delle candidature definitive. Solo allora si comprenderà il tenore delle sfide. Ma intanto i rumors e le anticipazioni, stanno già delineando la cornice entro la quale ci si sfiderà. De Magistris nei giorni scorsi ha pubblicamente dichiarato che il suo movimento, Dema, non scenderà in campo. È una sorta di liberi tutti. Così l’area politica cittadina alla quale fa riferimento, già di per sé abbastanza frammentata e osmotica, si orienterà nelle direzioni più diverse. Il collegio di cui fa parte il Vomero non è socialmente compatto. E il Vomero, insieme con l’Arenella (che da GiùNapoli sono visti come un tutt’uno), rappresenta poco meno della metà dell’elettorato. L’altra metà è composta dai quartieri di San Carlo all’Arena (quindi una parte della Terza Municipalità), di Piscinola (Ottava) e di Miano (Settima). È una fetta molto larga della città. Nelle passate Politiche, cinque anni fa, quando però non si votava con il parziale sistema uninominale e quando già era sindaco de Magistris che inizialmente appoggiò Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, per poi sfilarsi, a raccogliere più voti nei quartieri che compongono il collegio neonato fu il Pd (27,45 per cento). Distanziò di circa tre punti e mezzo i CinqueStelle (24,10) e di circa sei il Popolo della Libertà (21,77). I tempi sono, però, cambiati. In mezzo c’è stato il disastro delle Comunali del 2016, con il Pd ridotto a poco più dell’11 per cento. Se il Vomero-Arenella è il quartiere della piccola e media borghesia, di quel cosiddetto ceto medio riflessivo molto orientato, in genere, verso il voto d’opinione, gli altri rioni del collegio riequilibrano i rapporti. A Piscinola nel 2013 il primo partito fu il Pdl, a San Carlo all’Arena, i Cinquestelle.
Comunque, a sentire alcuni esponenti del mondo che ruota attorno a de Magistris, ma anche ex-Pd confluiti nel cartello elettorale che sostiene il presidente del Senato, Pietro Grasso, tra il sindaco e Paolo Siani ci potrebbe essere più di un vago endorsement. Sono entrambi del Vomero, tutt’e due impegnati nella lotta alla criminalità e all’illegalità, con l’assessora Alessandra Clemente a tenerli insieme in battaglie comuni, se non amici poco ci manca, un buon rapporto personale, qualche lieve contrasto di tanto in tanto, ma nei limiti della dialettica. E tant’altro. Un stima reciproca che spiegherebbe persino il «no» di Siani a candidarsi a sindaco per il Pd contro DeMa, nelle passate Comunali, e a cedere invece all’insistente corteggiamento di Matteo Renzi adesso che il sindaco ha dichiarato di voler saltare il giro.
Ovviamente l’ipotesi Siani-DeMa spariglierebbe la partita e rischierebbe di mettere ancora più in subbuglio la rissosa maggioranza di Palazzo San Giacomo, sempre a fare i conti con i numeri per rimanere in sella. Al Comune con de Magistris ci sono anche pezzi che compongono Liberi e Uguali. E tra i possibili candidati nel collegio «Vomero + altri» per la liste di sinistra ci sono Mario Coppeto (ex-presidente della Quinta Municipalità) che fa parte della maggioranza arancione e il presidente del Consiglio Comunale, Sandro Fucito. Se si punterà su uno di loro due l’elettorato che fa riferimento al sindaco si sparpaglierà. Più facile orientarsi su Siani se invece Leu sceglierà il medico Toni Nocchetti o Elisabetta Gambardella ex-presidente dell’assemblea provinciale del Pd e ora tra gli esponenti di punta a Napoli di Mdp.
A complicare l’orizzonte a sinistra e a frantumare le preferenze dell’area «Dema + altri» c’è pure «Potere al Popolo», il raggruppamento capeggiato dagli esponenti dell’«ex-Opg Je so’ pazzo» che andrebbe al voto con Giuseppe Aragno, uno dei componenti del coordinamento del movimento del sindaco. Sarebbe difficile per de Magistris non spendersi anche per lui, poco praticabile una posizione super partes o aventiniana. E non è escluso che altri gruppi del calderone antagonista scelgano di lanciare nella mischia un proprio candidato, con l’obiettivo di contarsi in vista delle Regionali del 2020, quando, per quello che si dice, potrebbero correre de Magistris e tutto il mondo politico che lo sostiene.
La domanda cruciale resta però quanto pesa elettoralmente oggi de Magistris? Nelle elezioni che l’hanno riconfermato a Palazzo San Giacomo, il sindaco ha ottenuto al ballottaggio poco meno di 190mila preferenze (molte di meno di cinque anni prima): la maggioranza della minoranza di napoletani che si recò al seggio. Comunque sia, per l’inizio della prossima settimana sono annunciate una riunione del coordinamento di Dema (lunedì) e un’assemblea (martedì). Forse allora si potrà capire di più.
La sinistra e il centrosinistra rischiano però di fare i conti senza l’oste. Anzi senza due osti. La forza dei CinqueStelle, senza DeMa in campo, è ancora tutta da decifrare. Quello grillino è un elettorato schierato senza se e senza ma. Nessuno scandalo o svarione o deficit amministrativo riesce a scalfirlo, almeno a star dietro alla Rete e al polverone mediatico. E poi c’è il centrodestra dato per vincente da quasi tutti i sondaggi. A Napoli si è ancora molto lontani dalla definizione dei nomi. Finora Forza Italia & Friends è stato uno spettro che si aggirava per la città. Ma la grande capacità di mobilitazione in prossimità delle elezioni fa impensierire gli avversari. E, a detta di molti esponenti della sinistra più attenti a quanto si muove nella città, in particolare tra gli strati popolari, è tutta da pesare la forza di gruppi di estrema destra come CasaPound, che, a differenza di altri per i quali i temi sociali non sono ancora in agenda, ammessi che ci saranno, sono tra i pochi, se non gli unici, organizzati in un lavoro porta a porta, per strada, sommerso solo per chi non vuole vederlo. Potrebbero essere decisivi a spostare l’asse politico soprattutto in quartieri come San Carlo all’Arena dove l’estrema destra è storicamente presente, anche se i suoi numeri sono sempre stati piccoli. La partita nel collegio della sfida a sinistra, con DeMa a fare da ago della bilancia, resta quello della conquista del ceto medio di cui però finora nessuno si sta curando perché si è convinti, non a torto, che deciderà nell’ultima settimana.
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Il Mattino