Gli abitanti del posto le hanno chiamate «le ciampate del diavolo» perché soltanto un demone poteva camminare sulla lava ancora calda lasciando le sue impronte....
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Non tutti sanno che la montagna di Roccamonfina nella provincia di Caserta era un vulcano attivo, estintosi circa 50 mila anni fa. In passato sono state rilevate le tracce di alcuni ominidi sui depositi vulcanici ancora caldi che i locali chiamavano «le ciampate del diavolo». Mentre stavano studiando l’area, un team di ricercatori ha scoperto 14 nuove tracce lasciate dopo un’eruzione avvenuta tra 385mila e 325 mila anni fa, solchi estremamente importanti poiché stanno chiarendo come viveva l’Uomo di Neanderthal nel continente europeo durante l’era del Pleistocene. Una scoperta unica nel suo genere, poiché le informazioni più chiare su questi ominidi sono solo a Sima de los Huesos, in Spagna.
Nella porzione di lava analizzata sono state rinvenute 14 impronte appartenenti ad almeno cinque individui, tra cui un solo uomo adulto, che sarebbero state lasciate poco dopo un’eruzione vulcanica. Per qualche motivo a noi sconosciuto, gli ominidi stavano risalendo le pendici del Roccamonfina, quando la lava era ancora ben calda e solo solidificata in superficie, probabilmente per recuperare rocce laviche per l’uso domestico che ne poteva fare, come costruire coltelli affilati e frecce. Le tracce di cui si era a conoscenza finora mostravano la discesa dal vulcano, e faceva ipotizzare a una fuga repentina, mentre questi nuovi solchi evidenziano che non fossero per niente spaventato dall’eruzione, essendoci bambini e animali forniti di zoccoli. Un comportamento anomalo che lascia ipotizzare che l’Uomo di Neanderthal vivesse qui stabilmente e conosceva i moti del vulcano. La configurazione delle orme sul terreno hanno dimostrato che gli ominidi stessero salendo in maniera calma e ordinata, nonostante il contesto pericoloso. Probabilmente la lava non superava una temperatura di 50 gradi e le piste sono state lasciate da un gruppo che segue la pendenza della montagna, camminando a una velocità di 1 metro al secondo, generalmente considerata come una velocità normale per una persona che cammina senza fretta.
Gli autori del lavoro hanno inoltre ritrovato dei reperti definiti eccezionali. Oltre ai nuovi solchi lasciati durante il loro cammino, sono stati trovati due manufatti in basalto che, molto probabilmente, venivano utilizzati come strumenti di lavoro. Un motivo in più che conferma che queste popolazioni risiedessero sul Roccamonfina formando una comunità e non fossero solo di passaggio, come ipotizzato in passato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino