Svelato il mistero di Roccamonfina: il diavolo era l’uomo di Neanderthal

Svelato il mistero di Roccamonfina: il diavolo era l’uomo di Neanderthal
di Mariagiovanna Capone
Sabato 25 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 26 Gennaio, 09:53
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Gli abitanti del posto le hanno chiamate «le ciampate del diavolo» perché soltanto un demone poteva camminare sulla lava ancora calda lasciando le sue impronte. Soltanto nel 2003 si è compreso che non erano opera di nessun demone ma di un uomo vissuto circa 350 mila anni fa, facendo sì che questo sito paleontologico nel piccolo comune di Tora e Piccilli, nell’alto Casertano, all’interno del parco regionale Roccamonfina, diventasse il più antico sentiero preistorico al mondo percorso dall’uomo. Un nuovo studio pubblicato in questi giorni sul prestigioso Journal of Quaternary Science ha permesso di scoprire 14 nuove impronte non catalogate in precedenza, ma soprattutto di capire perfettamente i movimenti che eseguirono quegli ominidi, a fissare un arco temporale più preciso relativo all’Homo neanderthalensis (Uomo di Neanderthal) che qui dimorava in comunità, mentre in passato si credeva fossero solo di passaggio. «On the devil’s tracks: unexpected news from the Foresta ichnosite (Roccamonfina volcano, central Italy)» è frutto di un lavoro in team condotto da Adolfo Panarello dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Maria Rita Palombo della Sapienza Università di Roma, Italo Biddittu del Convitto Nazionale Regina Margherita di Anagni, Mauro Antonio di Vito dell’Osservatorio Vesuviano sezione Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Gennaro Farinaro, e Paolo Mietto dell’Università degli Studi di Padova. Gli autori proseguiranno gli studi cercando ulteriori tracce che confermino come questo sito non fosse semplicemente un’area di transito, ma un luogo in cui si recavano abitualmente, rientrando nella comunità.

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Non tutti sanno che la montagna di Roccamonfina nella provincia di Caserta era un vulcano attivo, estintosi circa 50 mila anni fa. In passato sono state rilevate le tracce di alcuni ominidi sui depositi vulcanici ancora caldi che i locali chiamavano «le ciampate del diavolo». Mentre stavano studiando l’area, un team di ricercatori ha scoperto 14 nuove tracce lasciate dopo un’eruzione avvenuta tra 385mila e 325 mila anni fa, solchi estremamente importanti poiché stanno chiarendo come viveva l’Uomo di Neanderthal nel continente europeo durante l’era del Pleistocene. Una scoperta unica nel suo genere, poiché le informazioni più chiare su questi ominidi sono solo a Sima de los Huesos, in Spagna.

Nella porzione di lava analizzata sono state rinvenute 14 impronte appartenenti ad almeno cinque individui, tra cui un solo uomo adulto, che sarebbero state lasciate poco dopo un’eruzione vulcanica. Per qualche motivo a noi sconosciuto, gli ominidi stavano risalendo le pendici del Roccamonfina, quando la lava era ancora ben calda e solo solidificata in superficie, probabilmente per recuperare rocce laviche per l’uso domestico che ne poteva fare, come costruire coltelli affilati e frecce. Le tracce di cui si era a conoscenza finora mostravano la discesa dal vulcano, e faceva ipotizzare a una fuga repentina, mentre questi nuovi solchi evidenziano che non fossero per niente spaventato dall’eruzione, essendoci bambini e animali forniti di zoccoli. Un comportamento anomalo che lascia ipotizzare che l’Uomo di Neanderthal vivesse qui stabilmente e conosceva i moti del vulcano. La configurazione delle orme sul terreno hanno dimostrato che gli ominidi stessero salendo in maniera calma e ordinata, nonostante il contesto pericoloso. Probabilmente la lava non superava una temperatura di 50 gradi e le piste sono state lasciate da un gruppo che segue la pendenza della montagna, camminando a una velocità di 1 metro al secondo, generalmente considerata come una velocità normale per una persona che cammina senza fretta. 

Gli autori del lavoro hanno inoltre ritrovato dei reperti definiti eccezionali.

Oltre ai nuovi solchi lasciati durante il loro cammino, sono stati trovati due manufatti in basalto che, molto probabilmente, venivano utilizzati come strumenti di lavoro. Un motivo in più che conferma che queste popolazioni risiedessero sul Roccamonfina formando una comunità e non fossero solo di passaggio, come ipotizzato in passato. 

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