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I fatti, risalenti agli anni tra il 2017 e il 2021, portarono alla formulazione di una serie di capi di imputazione nei confronti di manager e personale deputato a garantire il rispetto e il controllo delle regole igieniche: peculato, falso in atto pubblico, omissione di atti d’ufficio. Di questi reati furono chiamati a rispondere, a vario titolo, gli imputati e ieri, dopo anni fra indagini e udienze, si è giunti a un verdetto di assoluzione piena. Assolta «perché il fatto non sussiste» Loredana Di Vico: all’epoca dei fatti era responsabile dell’Uoc Acquisizione beni e servizi dell’Asl Napoli 1 Centro, nel processo era accusata di peculato per aver disposto pagamenti alla ditta esecutrice del servizio di pulizia. L’avvocato Alfredo Sorge, che l’ha difesa nel processo, ha espresso «soddisfazione per il verdetto assolutorio all’esito dell’istruttoria in cui è emersa in maniera solare la correttezza nello svolgimento dei propri compiti lavorativi della mia assistita». Con la stessa formula, «perché il fatto non sussiste», sono stati assolti tutti gli altri imputati: il responsabile di cantiere Guido Della Magna, (difeso dall’avvocato Vincenzo Grimaldi), i direttori sanitari Maurizio D’Amora (difeso dall’avvocato Fabio Curcio), Vito Roberto Rago (difeso dall’avvocato Giuseppe Vitiello), Michele Ferrara (difeso dall’avvocato Alessio Guadagno), Nunzio Quinto (difeso dall’avvocato Claudio Davino), Antonio Di Martino (difeso dall’avvocato Fabrizio Andolfo) e il responsabile dell’Uoc Acquisizione beni e servizi Edoardo Sommella (difeso dall’avvocato Andrea Cilento) che prese il posto della Di Vico. L’indagine coinvolse inizialmente diciassette tra manager e sanitari.
Lo scandalo esplose quando fu diffuso il video di una donna ricoverata su un letto dell’ospedale e avvolta dalle formiche che camminavano sulle lenzuola, sul cuscino, sulle sue braccia.
Si indagò a lungo scavando anche tra la documentazione relativa ad appalti ed esecuzione di lavori. Si ipotizzarono presunte irregolarità durante il lockdown, criticità e sporcizia a fronte di documentazione che attestava l’esecuzione delle pulizie. Furono svolte verifiche ad ampio raggio, partendo dal singolo caso della paziente sul letto invaso dalle formiche. Dopo tre anni di indagini si arrivò a formulare ipotesi di reato nei confronti di diciassette indagati. Di qui le accuse che nel processo però non hanno trovato conferme. E quindi tutti assolti.
Il Mattino