Napoli, formiche nell’ospedale San Paolo: assolti manager e medici

Diciassette indagati dopo il blitz dei Nas Il verdetto dei giudici: «Il fatto non sussiste»

I Nas nell'ospedale San Paolo
I Nas nell'ospedale San Paolo
di Viviana Lanza
Mercoledì 12 Luglio 2023, 23:41 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 17:58
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Formiche in corsia, tutti assolti. A sei anni dallo scandalo che fece puntare il dito sulle condizioni igienico-sanitarie dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta, il processo si è chiuso senza condanne. Le assoluzioni sono state decise dai giudici della settima sezione penale del Tribunale di Napoli (presidente Marta Di Stefano). Un colpo di spugna alla tesi accusatoria che aveva dato il via al processo, e ai sospetti e ai dubbi sollevati all’indomani dello scandalo. 

I fatti, risalenti agli anni tra il 2017 e il 2021, portarono alla formulazione di una serie di capi di imputazione nei confronti di manager e personale deputato a garantire il rispetto e il controllo delle regole igieniche: peculato, falso in atto pubblico, omissione di atti d’ufficio. Di questi reati furono chiamati a rispondere, a vario titolo, gli imputati e ieri, dopo anni fra indagini e udienze, si è giunti a un verdetto di assoluzione piena. 

Assolta «perché il fatto non sussiste» Loredana Di Vico: all’epoca dei fatti era responsabile dell’Uoc Acquisizione beni e servizi dell’Asl Napoli 1 Centro, nel processo era accusata di peculato per aver disposto pagamenti alla ditta esecutrice del servizio di pulizia. L’avvocato Alfredo Sorge, che l’ha difesa nel processo, ha espresso «soddisfazione per il verdetto assolutorio all’esito dell’istruttoria in cui è emersa in maniera solare la correttezza nello svolgimento dei propri compiti lavorativi della mia assistita». Con la stessa formula, «perché il fatto non sussiste», sono stati assolti tutti gli altri imputati: il responsabile di cantiere Guido Della Magna, (difeso dall’avvocato Vincenzo Grimaldi), i direttori sanitari Maurizio D’Amora (difeso dall’avvocato Fabio Curcio), Vito Roberto Rago (difeso dall’avvocato Giuseppe Vitiello), Michele Ferrara (difeso dall’avvocato Alessio Guadagno), Nunzio Quinto (difeso dall’avvocato Claudio Davino), Antonio Di Martino (difeso dall’avvocato Fabrizio Andolfo) e il responsabile dell’Uoc Acquisizione beni e servizi Edoardo Sommella (difeso dall’avvocato Andrea Cilento) che prese il posto della Di Vico. L’indagine coinvolse inizialmente diciassette tra manager e sanitari.
Video


Lo scandalo esplose quando fu diffuso il video di una donna ricoverata su un letto dell’ospedale e avvolta dalle formiche che camminavano sulle lenzuola, sul cuscino, sulle sue braccia.

L’allora ministro Lorenzin annunciò di voler inviare una task force. Sui social e tra l’opinione pubblica montò il caso, con il video che divenne virale e politici a intervenire sullo stato della sanità. La macchina delle investigazioni si mise in moto. L’attenzione degli inquirenti si concentrò sulle condizioni igieniche nei reparti dell’ospedale e quindi sul ruolo di chi avrebbe dovuto garantire igiene, pulizia e rispetto delle regole alla ricerca di presunte opacità, carenze, criticità. 

Si indagò a lungo scavando anche tra la documentazione relativa ad appalti ed esecuzione di lavori. Si ipotizzarono presunte irregolarità durante il lockdown, criticità e sporcizia a fronte di documentazione che attestava l’esecuzione delle pulizie. Furono svolte verifiche ad ampio raggio, partendo dal singolo caso della paziente sul letto invaso dalle formiche. Dopo tre anni di indagini si arrivò a formulare ipotesi di reato nei confronti di diciassette indagati. Di qui le accuse che nel processo però non hanno trovato conferme. E quindi tutti assolti.
 

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