Per mezza Napoli è la reincarnazione del Comandante perduto sulle rive del Tamigi, una specie di surrogato dell’indimenticato allenatore di quella serata perfetta -...
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Gestaccio squallido, absit iniuria verbis, che alla fine verrà sanzionato dall’Uefa e che inevitabilmente ha scatenato la parte peggiore dell’animo noncolorato, giunta persino ad augurare la morte alla neonata ultima figlia dello scoppiettante argentino. Il quale è anche padre, sia detto tra parentesi, di quel Simeone fiorentino che sette giorni dopo la nostra magnifica impresa allo Stadium (celebrata guarda la combinazione anche con il dito medio alzato da Sarri contro gli ultrà bianconeri, giustificato però dal Comandante e dalla tifoseria tutta perché quelli stavano insultando Napoli, non il Napoli) insomma quel Simeone che distrusse, spezzò, uccise ogni nostra speranza con una tripletta mai più ripetuta neanche in allenamento. E certo le colpe dei figli non devono ricadere sui padri, ma onestamente, a conti fatti, il due a zero di Madrid non riesce ancora a cancellare quel tre a zero che perseguiterà per sempre i nostri sogni. Non lo cancella, al massimo lo attenua. E accresce, allo stesso tempo, tutti i nostri rimpianti rispetto alle aspettative non della passata ma di questa stagione. I noncolorati usciti dalla Coppa Italia e adesso con un piede fuori dalla Champions non sono i campioni invincibili che vorrebbero farci credere di essere. Non sono la montagna insormontabile che sembrano, e a questo punto del campionato probabilmente non valgono neanche i 14 punti di distacco che ci separano. E che perciò possono soltanto diminuire, devono diminuire. Perduta l’occasione incredibile e ormai alla nostra portata di arrivare fino in fondo nel torneo per la conquista della Coppa Italia, al di là delle ambizioni che ci spingono sul percorso dell’Europa League, c’è uno sfizio che ancora ci resta, ed è quello di accorciare le distanze, accorciarle il più possibile, anche se il sogno resta inarrivabile (che poi, anche lì, la matematica non ci condanna: e vuoi mettere che doppia gioia sarebbe fargli fare il triplete delle mani vuote?). Comunque: proviamo ad accorciarla, questa distanza bugiarda. E proviamoci soprattutto a Napoli, in casa nostra. Il 3 marzo, tra due settimane, dobbiamo batterli, come ha fatto l’Atletico, come ha fatto il Cholo, con il bel gioco e l’entusiasmo. Fosse anche l’unico obiettivo della stagione - e non lo sarà - dobbiamo rimandarli a Torino a mani vuote. E dobbiamo farlo insieme, calciatori e tifosi. Guai a lasciare gli spalti vuoti: avremo altri modi e altri tempi per protestare. Domenica 3 marzo saremo lì, in tanti, e saremo tutti il Cholo. Gestaccio a parte (non in favore di telecamera, almeno). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino