Il Coni e il governo battano un colpo

Il Coni e il governo battano un colpo
C’è una grave emergenza a Napoli e in provincia: è lo sport negato a gran parte dei 118.725 atleti tesserati presso 1.875 società. ...

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C’è una grave emergenza a Napoli e in provincia: è lo sport negato a gran parte dei 118.725 atleti tesserati presso 1.875 società.

A meno di nove mesi dall’inaugurazione delle Universiadi, che si estenderanno su tutto il territorio regionale, le attività rischiano di bloccarsi o comunque di essere portate avanti tra tante e ingiuste difficoltà a causa della chiusura di impianti. Le squadre di basket e pallanuoto cittadine sono state costrette a emigrare a Casoria e Cercola perché alla Scandone e al PalaBarbuto devono essere effettuati i lavori in vista della competizione. È un problema che non riguarda solo tre formazioni ma un movimento molto più ampio che usufruiva di queste strutture e che è stato pregato di arrangiarsi perché questa era l’unica occasione per sistemare impianti in condizioni precarie (si ricordi, per inciso, che da oltre vent’anni Napoli non ha un Palasport: il Mario Argento, chiuso nel 1998, è stato demolito e mai ricostruito). Non ci sono siti alternativi in città, dunque bisogna trasferirsi in provincia. Il Collana, un gioiello polivalente nel cuore del Vomero frequentato da 8mila sportivi al giorno, è chiuso da gennaio 2017 e non si sa quando la società Giano, vincitrice della gara per la ristrutturazione e la gestione dopo battaglie legali arrivate fino al Consiglio di Stato, comincerà a lavorare passando dalla parte burocratica a quella operativa. Questi ritardi sono inspiegabili: ci sono intere famiglie che avrebbero diritto a una risposta dopo mesi, anzi anni, di silenzi.
L’ultimo caso è scoppiato poche ore fa, con la circolare diffusa dal presidente del Comitato regionale della Federvolley, Ernesto Boccia. Sul sito ha fatto scrivere la notizia - affiancata da un nastrino nero, un provocatorio segno di lutto - del blocco delle prime due giornate dei campionati regionali di C e di D perché le società di Napoli e provincia (il 75 per cento) non possono usufruire delle palestre scolastiche negli orari pomeridiani per le loro attività. C’è una crescita esponenziale di interesse per la pallavolo grazie alle nazionali, però i burocrati della Città Metropolitana dispongono che non si presentino ragazzi e ragazze sul parquet in ossequio a una normativa antincendio. Che, come ha segnalato Paolo Barbuto sul Mattino, non è stata mai applicata in questi anni e che non vale la mattina, quando nelle palestre si recano gli studenti: non ci sono certo i pompieri a bordocampo in quelle ore. C’è da chiedersi perché la Città Metropolitana non abbia fatto questa segnalazione (che danneggia non soltanto le squadre di volley) in estate e non adesso concedendo alle società il tempo per studiare un’alternativa. Intervistato ieri dal Corriere dello Sport-Stadio, il sottosegretario con delega allo sport Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che vuole riproporre i Giochi della Gioventù e «ridefinire il rapporto tra scuola e sport attualmente inesistente». A Napoli e in provincia è anche peggio. Si fermano le attività delle società e degli atleti che rappresentano una regione che è ai primi posti nelle classifiche delle carenze impiantistiche e dell’obesità giovanile, senza voler ricordare ancora una volta la funzione sociale nelle tante aree degradate.

Il report «Sport 2016» redatto dalla Coni Servizi segnala che con i suoi 118.725 atleti la provincia di Napoli è la migliore del Sud e in Italia è la quarta dopo Roma, Milano e Torino. Il grande interesse per lo sport - non solo il calcio ma anche il basket, la pallavolo, il tennis e il nuoto - è testimoniato dalla presenza di 159 società in un’area di 100 chilometri quadrati laddove la media nazionale è 21. Tutta questa grande passione, che ha fatto nascere campioni olimpici e mondiali, si scontra con amministrazioni che non lavorano per risolvere i problemi dello sport ma li amplificano, come è accaduto con quella circolare della Città Metropolitana che ha messo fuori dalle palestre centinaia di giovani atleti. A inizio luglio Giorgetti, di fronte alle insistenze della politica locale, ha annunciato che il governo si sarebbe sfilato dall’organizzazione delle Universiadi e lo stesso ha fatto il Coni. Ma questa è un’altra storia. Qui non ci sono milioni di euro da spendere ma sane passioni sportive da difendere. Il sottosegretario che vuole ripulire questo mondo e il presidente Giovanni Malagò, che a cuore i problemi degli atleti napoletani, si attivino affinché i ragazzi possano almeno tornare ad allenarsi e a giocare nelle palestre delle scuole: non restino anche loro a guardare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino