Il mal di Napoli e il rischio della deriva

Il mal di Napoli e il rischio della deriva
Salvate il Napoli ed evitate che la squadra - tre sconfitte consecutive a Fuorigrotta, evento che non si verificava da 19 anni - vada alla deriva. Ha 11 punti di distacco dalla...

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Salvate il Napoli ed evitate che la squadra - tre sconfitte consecutive a Fuorigrotta, evento che non si verificava da 19 anni - vada alla deriva. Ha 11 punti di distacco dalla zona Champions e 10 di vantaggio sulla zona retrocessione a venti giornate dalla fine: c’è da preoccuparsi, se non proprio da allarmarsi.


E il calendario non aiuta un gruppo di giocatori in evidente difficoltà, nonostante qualche positivo segnale colto non soltanto da Gattuso nel secondo tempo della partita contro l’Inter: sabato la trasferta in casa della Lazio, poi gli appuntamenti interni con la Fiorentina e la Juve di Sarri, che tornando a Fuorigrotta da avversario coglierà i cambiamenti di questo ambiente, dove il forte calore che accompagnava i suoi uomini si è trasformato in preoccupante disinteresse verso il gruppo di Ancelotti, passato da meno di un mese a Gattuso. Ma questa è ancora la squadra del cuore dei napoletani? Mettendo piede al San Paolo e ascoltando quei pesanti silenzi, c’è perfino questo dubbio.

Rimettere gli azzurri sulla retta via e andare oltre il pericolo del tracollo.
Ci sono troppi problemi e non basterà l’energia di Gattuso - oltre la sua competenza, perché i risultati che ha ottenuto al Milan sono stati positivi - per risollevare una squadra che è smarrita, costretta a inseguire gli avversari (nelle ultime quattro partite è andata sempre in svantaggio) e incapace di dominare, se non a tratti. Il Napoli deve ritrovare subito la compattezza perché è lungo in campo e concede spazi eccessivi agli avversari: Lukaku è potente, però nell’azione del primo gol non ha trovato alcun argine, piuttosto difensori che arretravano anziché tentare di affrontarlo. Gattuso è arrivato in cima al mondo da calciatore perché all’orgoglio del ragazzo del Sud diventato titolare in uno dei più prestigiosi club ha aggiunto lo spirito di sacrificio e la capacità di crescita: è ciò che deve avere il Napoli, squadra confusa in cui anche i più bravi si sono persi lungo la strada.

L’involuzione di Fabian e Koulibaly è incomprensibile, ad esempio. Per fortuna, Allan è tornato a giocare sui livelli del triennio di Sarri. Gattuso ha fatto un riferimento all’insolita situazione che vive il Napoli, abituato a lottare alla pari - o quasi - della Juve negli ultimi ann e adesso bloccato a metà classifica, con avversarie che lo hanno superato, raggiunto o pressano nelle immediate vicinanze. Adeguarsi a questo contesto vuol dire avere assoluta concentrazione in difesa - dove un’assenza si avverte, figurarsi due come è accaduto lunedì scorso - e massima freddezza in attacco, perché le palle gol vengono sprecate. Il Napoli ha l’ottavo attacco del campionato (24 reti) ed è secondo nella classifica dei tiri (254): modestissima la percentuale di realizzazione dell’11 per cento ed è su questo che deve lavorare Gattuso, ancora incerto sul recupero non soltanto fisico di uno dei protagonisti degli ultimi anni, Mertens. 

Il direttore sportivo Giuntoli, artefice di un lacunoso mercato in estate con il presidente De Laurentiis e l’ad Chiavelli, è al lavoro per mettere almeno un centrocampista a disposizione di Gattuso. Tre acquisti sono stati deludenti (Manolas e Lozano) o impalpabili (Elmas) mentre Di Lorenzo ha conquistato la scena riuscendo ad entrare nel gruppo della Nazionale. Non era un mercato da 10, come disse generosamente Ancelotti, anch’egli smarritosi di fronte ai problemi del Napoli.


A una situazione particolarmente critica deve adesso fare fronte Gattuso provando a riattivare meccanismi che si sono inceppati da mesi. Sta cercando di aiutarlo Insigne: il capitano non ha continuità, però nei secondi tempi delle partite con Sassuolo e Inter ha dato segnali di risveglio. Certo, 4 gol in 20 partite non sono una media all’altezza del ruolo che Lorenzo ritiene di dovere occupare nel Napoli. Dopo tante frecciate (e una pesante proposta di multa), De Laurentiis ha dedicato una carezza a Lorenzo nella cena natalizia in cui disse: «Il peggio è passato». Non è così, non poteva essere così, perché i problemi non sono stati creati esclusivamente da Ancelotti e non se ne sono andati quando lui è stato esonerato. Il peggio passerà soltanto se gli azzurri tireranno fuori personalità e qualità, a partire dalla sfida di sabato contro la Lazio, terza incomoda per lo scudetto, quello che nei pronostici estivi doveva essere il ruolo del Napoli. Ma i rimpianti, ora, non servono più.
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Il Mattino