Kayak e Gaiola, un binomio che torna a far parlare. Dopo l’allarme frane per i «4 chilometri di costa a rischio» - lanciato dal Centro Studi Interdisciplinari...
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LA DENUNCIA E IL POST
A commentare l’episodio della denuncia dei due kayakers è la stessa Kayak Napoli con un post sulla sua pagina Facebook: «I ragazzi di Kayak Napoli non possono più entrare alla Gaiola. Dopo aver dato la possibilità a tantissime persone di godere di questi posti, 2 dei nostri ragazzi sono stati denunciati per essere transitati con le canoe. Vi sembra giusta questa gestione della Gaiola da parte del Csi Gaiola Onlus?». Di certo, la situazione è delicata, al momento, così come è delicata la gestione di un’area marina protetta e l’applicazione di tutti i regolamenti che la vincolano. Da quattro anni circa, in ogni caso, manca un accordo ufficiale per il passaggio di canoe, canadesi e kayak nel mare della Scuola di Virgilio e dintorni. Niente accordo, niente autorizzazioni, niente kayak.
IL CSI
Dall’altro lato, Gaiola Onlus chiama in causa le normative: «Esiste un riferimento normativo molto chiaro su cosa è consentito o non consentito nelle diverse zone del Parco - prosegue Maurizio Simeone - Basterebbe attenersi alla normativa già esistente. Inoltre per ancora maggiore chiarezza, stiamo lavorando ad una regolamentazione organica di tutte quelle attività che per legge possono essere consentite previa specifica autorizzazione e regolamentazione del Parco, compresi i tour in kayak». In particolare, il Csi starebbe lavorando d’intesa con la Federazione Italiana Canoa e Kayak. «Il Parco - continua Simeone - è stato ed è prima di tutto un presidio di legalità, non dimentichiamoci che l’area della Gaiola veniva da uno stato disastroso di abbandono totale trentennale, alla mercé di qualsiasi attività illecita di ogni genere, dalla pesca di frodo praticata con ogni mezzo anche altamente distruttivo, come il tritolo, al transito di motoscafi e ancoraggio selvaggio ovunque, all’abbandono di rifiuti a terra e in mare. Siamo felici che oggi il Parco abbia permesso il fiorire di attività economiche prima impensabili come i tour in kayak, ma tutto deve essere svolto nel pieno rispetto delle norme».
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Il Mattino