Davanti all’ingresso ci sono materiali di risulta e arredi ospedalieri abbandonati. Salendo la prima rampa di scale si avverte ancora di più il degrado e...
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Era maggio 2009 quando fu posta la prima pietra. Progettata nel 2003, l’opera doveva essere inserita nel complesso ospedaliero del centro storico. Una struttura di 500 metri quadrati, al primo piano dell’ex convento di Santa Maria delle Grazie che ospitava l’Ostetricia e la Neonatologia, con tre sale travaglio (una dotata di vasca per il parto in acqua), cinque camere di degenza che ricreavano l’ambiente familiare, un ambulatorio, una stanza dedicata all’ostetricia, un locale per le visite, una sala relax con cucina e una di preparazione al parto. Una Casa del Parto di cui avrebbero potuto usufruire tutte le donne che avrebbero scelto la strada del parto spontaneo. La loro selezione sarebbe dovuta avvenire all’interno del “percorso nascita” e avrebbe rappresentato il collegamento funzionale tra i consultori familiari del territorio e il luogo di parto. Un traguardo raggiunto grazie anche alle battaglie di tante associazioni: Casba, Dedalus, Cgil, Anolf, Less, Cartagine ed Associazione Cinesi. Una struttura che avrebbe potuto migliorare l’assistenza alle donne, sia italiane che straniere, che è stata completata ma che oggi è inaccessibile.
A tentare di smuovere le acque fu il 21 maggio 2016 un’interrogazione di cui era firmataria l’allora parlamentare Carloni. Nonostante il pressing, però, nulla si è mosso e quel presidio non ha mai aperto. La Casa del parto rientrava nei programmi della Regione per abbattere le percentuali di parto cesareo che «in Campania è superiore al 50 per cento con punte del 70 per cento nelle strutture private. A tutt’oggi le «Case del parto» non sono mai entrate in funzione», chiarisce Carloni.
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Il Mattino