La chiarezza necessaria sul futuro della Banca d'Italia

La chiarezza necessaria sul futuro della Banca d'Italia
Il Foglio ieri ha dato la notizia dell’ “operazione bulloni” da avvitare, fuor di metafora, delle misure “stringenti” che sarebbero adottate...

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Il Foglio ieri ha dato la notizia dell’ “operazione bulloni” da avvitare, fuor di metafora, delle misure “stringenti” che sarebbero adottate anticipatamente dal governo rispetto alle scadenze naturali, per il rinnovo di una serie di nomine pubbliche fra le quali quella del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il cui secondo mandato non più prorogabile scade a fine ottobre 2023 allorché saranno compiuti 12 anni di permanenza nella carica (oltre ad altri anni nel Direttorio). Lo scopo sarebbe di evitare che le decisioni in questione vengano assunte in un contesto ancora sotto l’influsso del precedente scontro elettorale in calendario il prossimo anno con i problemi e le spinte, anche populistiche, che potrebbero seguirne. 

L’ipotesi delle dimissioni di Visco è stata smentita dalla Banca d’Italia con la motivazione - però non propriamente conforme alla semplicità ed esaustività del “Rasoio di Occam” - che l’operazione non è all’ordine del giorno. È importante avere presente che finora le cariche di tutti i governatori del dopoguerra - da Einaudi a Menichella, da Carli a Baffi, a Ciampi, a Fazio, a Draghi - in regimi giuridici non tutti uguali e con differenti motivazioni sono cessate per dimissioni degli stessi governatori (fino a Draghi la nomina era, non a vita come si diceva, ma a tempo indeterminato, salvo revoca). 
Concentrandosi su Visco, viene anche detto che a succedergli potrebbe essere chiamato l’autorevole membro dell’esecutivo della Bce, già direttore generale a Via Nazionale, Fabio Panetta, diffusamente stimato anche a livello internazionale, forte di una eccezionale competenza. Si osserva che questa ipotesi ha un precedente con il membro francese dell’esecutivo Christian Noyer che lasciò l’incarico per assumere quello di governatore della Banca di Francia succedendo così a Trichet che fu nominato presidente della Bce.

Ma che dire della smentita - oggettivamente inadeguata - all’indiscrezione sulle dimissioni? Certo è materia da maneggiare con grande cura, ben potendo influenzare i mercati e comunque avviare la formazione di aspettative, anche se la Banca d’Italia oggi non ha i poteri di un tempo nella politica monetaria, ma concorre alla definizione delle scelte dell’Eurosistema; mentre in tema di Vigilanza ha attribuzioni proprie, dirette però solo banche “less significant”, cioè meno significative.

L’indiscrezione coinvolge, altresì, l’assoluto rispetto della singola persona e delle sue determinazioni. Un passaggio di cariche nel quale non si ripetano i forti contrasti politici registrati diverse volte in passato (anche per il primo mandato di Visco, allorché fu in maniera aberrante combattuto dal governo il compianto Fabrizio Saccomanni) è comunque fondamentale, nell’interesse innanzitutto del Paese e della banca stessa. Il ruolo propulsivo di quest’ultima, per esempio, in materia di normativa primaria e secondaria di Vigilanza e di supervisione, a Bruxelles e a Francoforte, va rafforzato e così in altri campi nei quali si devono far valere il principio di sussidiarietà e quello di proporzionalità. Mai la Banca potrà diventare, come qualcuno scrisse, la filiale italiana della Bce.

Ma sarebbe forzata un’iniziativa dei poteri pubblici studiata e preordinata, anche per le altre cariche che vengono menzionate, per tagliare la strada agli organi che usciranno direttamente e indirettamente dal voto (la nomina del governatore è di competenza finale del Capo dello Stato, previa delibera del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio superiore della Banca d’Italia). Ciò a meno che non vi siano libere, spontanee, non programmate (in altre sedi) scelte individuali, del tutto legittime, magari con la finalità accennata. Perciò, apertasi questa pagina, occorrono, ad opera delle parti coinvolte, rapidi, completi, definitivi chiarimenti. Si deve dire pane al pane e vino al vino, al limite anche se si vorrà non ipotecare ciò che potrà accadere nei prossimi mesi. Lo si deve pure al personale di prim’ordine che lavora in Via Nazionale e al rispetto dell’autonomia e indipendenza dell’Istituto.

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Il Mattino