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Si è chiuso con lo scudetto del Milan e la salvezza della Salernitana il campionato che ha lasciato in sospeso i verdetti più importanti in testa e in coda fino agli ultimi 90’. Finale palpitante, certo. Ma il fatto che vi siano state tre squadre in lotta per il titolo finché il Napoli non si autoescluso con un solo punto in tre gare non è un segnale di buona salute del calcio italiano. Fuori dai confini, risultati deludenti (Nazionale esclusa dai Mondiali, un’italiana - la Roma - è arrivata in una finale di coppa ma è la Conference League), una crisi economica profonda, con annunciate perdite del sistema per 1,3 miliardi. E il gravissimo fenomeno della violenza negli stadi non è stato debellato: a La Spezia vi sono stati insulti, scontri, la partita del Napoli - inutile ai fini della classifica - è stata sospesa per 12 minuti. Questo è il livello.
Gli azzurri hanno chiuso il campionato con la ventiquattresima vittoria e le reti di tre azzurri (Politano, Zielinski e Demme) poco utilizzati negli ultimi mesi.
De Laurentiis e l’allenatore devono progettare un rinnovamento che consenta alla squadra di restare ai vertici e tentare di fare il passo in più, auspicato non soltanto dalla tifoseria: credere che un presidente così ambizioso non abbia in testa il sogno scudetto è un errato luogo comune. Il Milan e l’Inter hanno già avviato le grandi manovre per il mercato estivo, la Juve cerca lo spunto per il riscatto, la Roma sogna di regalare Dybala a Mourinho. Ma il Napoli ha valori tecnici importanti che lo hanno riportato ai vertici e il club lavorerà per integrarli. Ci sembra sbagliato pensare che un rinnovamento debba essere letto come un ridimensionamento. L’acquisto del ventunenne georgiano Kvaratskhelia è il segnale di una programmazione avviata in anticipo anche perché i tempi saranno un po’ più brevi, cominciando il campionato a Ferragosto. Ci rivedremo su questi schermi tra 80 giorni con il Napoli e la Salernitana, che all’ultima curva ha centrato un obiettivo che sembrava impossibile. Merito di un club che ha fatto le scelte giuste, da Sabatini e Nicola ai giocatori, e di una tifoseria che è stata fedele alleata della squadra anche quando la retrocessione sembrava una certezza.
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